«Oggi pasta all’olio!»
Esclamò la Zia Giuseppina battendo le mani dal centro della
cucina.
«Mi dispiace, non mangio pasta.»
Rispose l’olio dal centro della mensola.
Zia Giuseppina la guardò sbigottiva:
«Ma come, l’hai sempre mangiata!»
Niente da fare: l’olio non ne voleva sapere. «I carboidrati
sono buoni per idratare il carbone, mica per riempire la pancia di un bell’olio
nobile come sono io.
Che, per giunta, la pancia non ce l’ho!»
E stava proprio per indicare la pancia che non aveva, quando
qualcuno gli fece notare che non aveva nemmeno le dita.
«A questo si può ben rimediare», disse la zia Giuseppina,
che ci teneva molto a fare pace, e versò immediatamente due dita d’olio in un
bicchiere.
Come ebbe le sue dita, tuttavia, l’olio prese
forsennatamente a indicare la pancia che non aveva, in cui mai e poi mai si
sarebbe potuta inserire della pasta. Non ci fu verso di farlo ragionare.
La pasta, lontana dall’olio, rimase così a bocca asciutta e
divenne pasta asciutta; si sposò successivamente con la signorina acqua del
rubinetto, con cui visitò molte pance insieme a un sacco di sughetti gustosi.
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