sabato 22 settembre 2012

La vespa di Teresa


La vispa Teresa
correa tra l’erbetta,
col mutuo si è presa
una motocicletta.

E tutta giù china
per fare anche prima
gridava a distesa:
“Mio Dio che ripresa!”

Ma il vigile Ascanio
Si ferma e fa: “Ohibò!
In piega sul prato,
che multa ti fò!”

Confusa e pentita
Teresa arrossì,
sgasò un attimino
e lo lasciò lì! 


L'antica mela


Avevo una mansarda,
me la tenevo in tasca,
l’altra mano, lombarda,
se la reggo non casca.

La mela che tenevo,
alla riga seconda,
colta nel medio evo,
è diventata bionda. 

Colta nei tempi andati,
poi sempre più ignorante,
l’ho proposta a un amico
che l’ha data a un passante.

Il passante ha apprezzato
e, giacché ferroviario,
era molto ferrato
e l'ha presa in orario!

venerdì 21 settembre 2012

Se vado dove vedo


Se vado dove vedo
non vedo dove vado,
di picchiare la testa
mi succede di rado.

Se vedo dove vado
ma non vado dove vedo,
poi vada come vada
per questa o un'altra strada.

Se instrado quel che vedo
ma in strada non mi siedo
mi chiedo dove vado
forse nel medio evo.

Mi attenderà un castello
senza malinconie
ma cosa ci entro a fare
saran poi cose mie?

Son mie come le cose
che erano di Giuliano,
di Luca di Vittorio,
di Asdrubale e Ottaviano.

Perché lo dico piano,
solo perché è un po' tardi:
non c'è cosa di alcuno
che un po' non ci riguardi.

mercoledì 19 settembre 2012

una storia in sette tappe


Dunque la storia inizia così: la signora Beppina è alta così poco che arriva al ginocchio di chiunque, anche delle persone molto più basse di quelle alte. Questo avviene perché la signora Beppina, che ci tiene a mantenere sempre lo stesso livello di bassezza, è regolabile.
Proseguendo, incontriamo la zia Marisa, così bassa che sembra ce ne sia solo qualche pezzo: per alcuni, i piedi e la testa; per altri, lo spalle e il dente del giudizio. Ma poiché Marisa non ha mai messo giudizio, ne restano solo le spalle con tanto di gobbetta. E zia Marisa è bassa proprio così. 
La terza tappa ha una storia diversa: tanti anni fa, infatti, ha mollato tutto e sposato un bottiglio. Se è come immagino, non avrete mai sentito parlare di bottigli... Difatti, quel bottiglio non era di queste parti!
La quarta tappa è così bassa che sembra alta, o almeno così pare alla quinta tappa che è ancora più bassa. A volerlo quantificare, se non è alta la metà, è sicuramente bassa il doppio.
La sesta tappa qualcuno l'ha vinta per sbaglio facendo il giro d'Italia e lei, che era sì bassina ma anche tanto permalosa, non l'ha presa bene per niente.
La settima tappa invece è così tappa che è alta all’incontrario: quando passa, la terra fa una specie di solco per farla passare: conta -6 centimetri di altezza e, nella stagione giusta, viene chiesto il suo aiuto da grandi e piccoli agricoltori per arare i campi di grano.
Riguardo all'ottava tappa, è alta 1,75 e in effetti credo che sia cresciuta mentre eravamo distratti. Per questo le tappe sono sette e l'ottava, vi giuro, se le è messa tutte in tasca. 

lunedì 17 settembre 2012

il re Ginaldo


Conosco un tale che è proprio tagliato per la vita del regnante: è un re nato, e si chiama Renato.
Tutti le domeniche Renato e gli altri re suoi amici, si trovano a giocare in un grande prato che confina con tutti i regni.
Quasi sempre prendono in giro il povero Re Gino:
“ciao Regino,” gli dicono, “dove hai lasciato tua FRATELLA? 
"Mio SORELLO maggiore è in ritardo, ma arriva per le tre e mezza!”
Povero Gino, e dire che lui è così buono che non ha mai dichiarato guerra a nessuno, neanche a suo Cugino, che si chiama anche lui Gino e vive in un cucù.
Alla fine lo prendono in giro così tanto a quel modo, che una volta una FRATELLA arriva davvero: è un incrocio tra un FRATE e una FRITTELLA, cioè un predicatore tutto sbocconccellato (a assaggiarlo, davvero gustoso), con la faccia preoccupatissima, che continua a ripetere “Sono fritto!”
Poco dopo, ecco un'altra FRATELLA di tutt'altra specie, nata quella mattina da una FRASCA e una CARAMELLA, alla cui ombra si schiacciano dei sonnellini davvero dolcissimi.
Questi sonnellini sono così dolci che, quando provavano a chiedere di non essere schiacciati, nessuno presta loro attenzione. Uno di loro, poverino, loro tenta di richiamare l’attenzione gridando: “Son Nellino!”. Ma nessuno lo ascolta, forse perché non è un re (una volta, a dire il vero, lo era, ma il piccolo Re Nellino" fu inavvertitamente scambiato per "Rene Lino" da un chirurgo di passaggio che lo trapiantato in un luogo a noi sconosciuto).  
Tornando invece al grande prato regale, non si è vista per ora alcuna traccia di un SORELLO; accade però che Gino, che cammina guardando attentamente il suo naso, sia molto SORPRESO di scontrarsi con un POVERELLO di nome Aldo, che ha appena perduto il suo regno a tresette.
I due diventano amici così inseparabili che sembrano uno solo: vedendoli arrivare da lontano, i re gridano: "guardate, arriva Ginaldo!”. E Ginaldo, per un re, è nome tanto sontuoso che nessuno potrebbe mai sognarsi di prenderlo in giro. 

sabato 15 settembre 2012

il signor Sbadario


Il signor Sbadario si confonde sempre.
Si confonde tra la folla, si confonde tra questo e quello, ma non solo:
una volta si mette il giornale per leggere gli occhiali. Inutile dire che non legge proprio niente, e sì che avrebbe dovuto esserci l’inserto sulla cultura!
Un’altra volta, data la pioggia, indossa suo figlio per andare a scuola a prendere l’impermeabile.
Non vorrei dirvi quanto hanno riso i compagni del piccolo Roberto, a 15 anni ancora sulle spalle del papà.
L’altro ieri, invece, ha preso fiaschi per fischi: tutti i fischi li ha infilati nei fiaschi, tutti i fiaschi li ha posati in uno zaino capiente e li ha portati nel bosco.
Nel pieno silenzio della natura, ha preso un fiasco e l’ha aperto appena appena, quel tanto da far uscire un fischio lieve che ha fatto da richiamo per cento uccellini del bosco. 

venerdì 14 settembre 2012

la fossa delle Marianne


Un giorno, il fronte di liberazione delle Marianne, decise di togliere tutte le Marianne, che non erano comode per niente, dalla fossa delle Marianne.
Le Marianne si sparsero velocemente per il mondo, tutte sorridenti perché il bel sole aveva fatto passare loro i reumatismi di tanto tempo passato negli abissi.
Chi le incontrava era quasi sempre contento, muoveva il naso e esordiva con voce squillante: “Marianna, quanto tempo! Ma dove ti eri cacciata, in fondo al mare?”