Filastrocca del pubblicitario,
non l’ho trovata sul sussidiario,
ma, anche se non ne parla la scuola,
c’è qualche cosa che qui mi consola:
pubblicitario è, a ben dire, un artista,
che alle parole concilia la vista,
che alle emozioni dà un buon sapore,
e fa scintille con lo stupore.
È un bel lavoro gioioso ma dotto,
che ti presenta un servizio o un prodotto,
salvo, ovviamente, se manca la gioia,
perché in quel caso ti riempie di noia.
Quando “prodotto” vuol dire “profitto”,
allora il cuore si fa zitto zitto;
chi paga tanto non vuole proteste,
e chi era artista così si traveste,
e ad un sol tempo traveste il prodotto,
senza più dire quel che c’è sotto,
e quando grida “comprare comprare!”,
è ancora bravo, però fa tremare.
A volte l’arte diventa menzogna,
ma la risposta mica è la gogna,
funziona meglio una mano protesa,
che fa svanire la truffa e l’offesa.
E se a noi tutti rimane una scelta,
scegliamo bene, forza, alla svelta!
Le tante doti più belle che abbiamo,
brillino forte, ma mai più invano!
Se tutti insieme vogliamo un bel mondo,
uniamo un canto partendo dal fondo,
doniamo l’arte a chi ha il cuore di fiamma,
non a chi specula e tutto programma,
diamo a noi stessi la gioia
infinita,
di essere forze legate alla
vita,
e non vedere una terra che
muoia,
ma darle vita con la nostra
gioia.