mercoledì 5 giugno 2013

Una domanda pertinente

Un giorno una bambina
(giuro, non ero io)
ha chiesto alla sua mamma
se è ancora vivo Dio.

Rispondo alla bambina,
con queste due domande:
hai visto quante stelle?
E il cielo, quanto è grande?

Qualunque cosa viva,
sia brutta oppure bella,
è Dio che ride forte,
dal centro di una stella.

E tutte queste stelle,
- un miliardo più uno - 
non riempion solo il cielo,
ma il cuore di ciascuno.

lunedì 3 giugno 2013

Il ghiro Gori

Conosco un ghiro
di nome Gori,
che fa la gara,
con un gran guru.

Codesto guru,
suona il tamburu,
ma il tamburù
suona di più.

Così che il ghiro
- di più non so -
un tamburù
si procurò.

giovedì 30 maggio 2013

Ghirigori

I cervelli di Vercelli,
sono bravi buoni e belli,
e si varano a Novara
dove l’acqua è fresca e chiara,
per calare poi a Racale,
dove è sempre carnevale.

Ero in Veneto e tenevo,
un paté del medioevo
che qualcuno porta a Prato,
per vederlo rosolato:
non si rosola a Solaro,
finché non ci ho visto chiaro!

mercoledì 29 maggio 2013

Un reame così

Camminavo così dritto
che confusi col soffitto
un bicchiere di geranio,
un gomitolo di uranio,

una corsa, due gemelle,
sei risate a crepapelle.
Sei risate? No, Roberto,  
il padrone del deserto,

un deserto che è un reame
dove non c’è sete e fame,
ma di fiori è rifiorito
e la terra ha rivestito.

domenica 26 maggio 2013

La pre-diletta

Sulle labbra di Diletta,
ci ho appoggiato una polpetta,
però lei non l'ha mangiata
(preferiva la frittata).

La frittata ho preparato,
ma l'ho fatta col gelato,
così buono che Diletta,
mi ha poi chiesto la ricetta!

lunedì 20 maggio 2013

Guerriglia domestica


Se te ne dico quattro
me ne rispondi otto,
sollevo un cucchiaino,
tu mi lanci il risotto.

Ti tiro uno schiaffetto,
eccoti col bastone,
io prendo un battipanni,
tu carichi un cannone.

E allora sai che faccio,
caro il mio peperino?
Procederò al disarmo
donandoti un bacino!

I vati di apruglio


I vati erano molto colti. Erano colti vati. Coltivati a maggese anche se era giugno, i vati vennero tuttavia colti solo in apruglio, un mese che si ottiene mettendo luglio su un foglio col bene che ti voglio, aprendolo bene, giacché aprendolo male si otterrebbe il mese di chiudiglielo che tanto vale, infine cogliendo dei frutti particolari che crescono solo in questo mese, le aprugne, che non sono ovviamente prugne e, per quel che né so io, potrebbero non essere qualunque altra cosa. Necessario alla maturazione di questi frutti ignoti, è un bel clima soleggiato e infatti, nel mese di apruglio, c’è un sole allegro finché non si irrita, allora c’è un sole irritato, ma comunque c’è il sole e dunque i frutti maturano. Il mese di apruglio è ovviamente abitato, come tutti gli altri mesi, a seconda del luogo in cui ci si trova. L’ultima volta, per dire, ci incontrai un tizio che masticava bene il francese. Ne discese che una barzelletta con un inglese, un francese e un italiano prese velocemente toni drammatici non solo per il francese (che odiava essere ben masticato), ma anche per gli altri che venivano masticati male.
Fortunatamente, quel signore fu colto da un attacco di distrazione. In apruglio, anziché gli attacchi della corrente, si incontravano sovente degli attacchi di distrazione. Chi l’aveva finita, ci attaccava la spina e da lì in poi si distraeva tantissimo. Chi aveva finito la spina, anziché bersi una birra si cercava una rosa e se la rosa era senza spine, intuiva che ci fosse un inganno e diveniva sospettoso. Faceva bene: immaginatevi di essere lì tranquilli, magari pregustando di masticare, nel bene o nel male, un francese o un tedesco, e che un attacco di distrazione, che dovrebbe essere lì per servizio, si animi invece improvvisamente e decida di cogliervi. Dico: mi avete preso per un fiore?
La situazione poi si sarebbe certamente con-fusa ulteriormente, come sobillava un gatto che con-fusa e miagolii otteneva grandi risultati, ad esempio delle equazioni differenziali, o di altre differenti o di altre ancora, invece, indifferenti, che sono così irritanti che nessuno le calcola più da tempo. “Perché nessuno ci calcola?” piangono le poverette. Amiche mie, provate a cambiare atteggiamento!
Si diceva, in ogni caso, che le vicende di questo soleggiato apruglio non si confusero ulteriormente perché i vati maturarono improvvisamente e, se già prima erano colti, immaginatevi adesso che erano anche maturi! Tanta saggezza non poté tuttavia obliare il fatto che i vati, appena colti, furono colti da un pensiero ricorrente. Questo pensiero ricorrente, per stare nel presente, divenne il loro pensiero corrente: corrente che finì negli attacchi di distrazione al posto della distrazione, mandando il tilt il sistema. Per un errore di trascrizione il tilt del sistema divenne poi un kilt, e non vi dico cosa accadde quando, poco dopo, ci fu un colpo di vento. Ma vento o non vento, il sistema era compromesso e quindi si dovette sposare. Non sapendo chi dovesse sposare, si andò ai voti e almeno tre persone, di diverse nazionalità, indicarono il terribile masticatore aprugnano. Così il masticatore, perso nelle gioie del matrimonio, non masticò più nessuno per lungo tempo, neppure i vati che pure erano colti e maturi. Per festeggiare si mangiarono invece delle aprugne, il cui sapore vi suggerisco di immaginare non come un ananas e neanche come un biscotto.
Tutto questo accadeva nel soleggiato apruglio di un anno che non era l’uno, non il 19, ma fu confermato alla prova del nove.