venerdì 12 aprile 2013

Ad alambiccarsi


C’era una volta un signore, anzi due signori, anzi tre e non ne parliamo più, che si lambiccavano tutto il giorno. Si sforzavano con tutte le forze, si forzavano con tutte le sforze e anche gli Sforza e i loro ultimi discendenti, impressionati dallo sforzo, gli cedettero un’ala dell’omonimo castello. Con quell’ala, tutti e tre i signori – incontentabili sul fronte del lambiccamento – si lambiccarono ancora di più su come riuscire a prendere il volo.
Giunse a quel punto il nostro vero protagonista: Alan, più vecchio degli Sforza e più giovane dei bambini che devono ancora nascere. Ovviamente lui non si lambiccava mai, ma si alambiccava.
Per farlo, prendeva un alambicco e ci distillava:
- vapore acqueo, meglio se caramellato
- fantasia
- sapore di caramella al lampone
- simpatia, sorpresa, gratitudine a larghi fiocchi

Con questi ingredienti, risolveva tutti i problemi spinosi senza pungersi mai una volta.
Prese così il volo l’ala del castello, che per gratitudine diventò un Alan e prese ad alambiccarsi a sua volta.
Gli Sforza erano entusiasti.
Gli Alan, anche.
I tre signori, o forse i due, o quantomeno uno, invece, continuarono a lambiccarsi, e questo perché a volte si prende più gusto a pensare ai problemi, piuttosto che a risolverli. 

La Franca giovanna

C'era una tizia che riusciva sempre a farla franca, soltanto che lei era Giovanna. 
E allora cosa faceva la Franca a fare? 
Faceva la franca perché amava la sincerità, e faceva la franca perché amava la libertà, e guarda un po': l'italiano ci consente di dire entrambe le cose in una parola sola! 
Peccato che non potremo mai "fare" i liberi e i sinceri, dovremo proprio diventarlo.

Una grande parola

Cercavo una parola 
come la terra intera, 
arrivò lì mio nonno 
(cercava la dentiera). 

Cercavo una parola, 
non grande ma gigante: 
si presentò mia mamma 
(cercava il deodorante). 

Cercavo una parola 
come tutto l'universo: 
si presentò mio padre, 
che un dente aveva perso. 

E riflettendo un poco, 
mi parve intelligente, 
già che cercavo io, 
cercar per l'altra gente. 

E una parola grande 
che più non seppi fare, 
trovai quasi per caso: 
era il verbo "aiutare".





(il dente di mio padre, però, non si è mica trovato. Sospetto del dentista. Che abbiano derubato il topolino dei denti..?)


mercoledì 10 aprile 2013

Tonto di Bitonto


A un signore un po’ tonto di Bitonto,
un sonetto sembrava un racconto,
un saluto sembrava un affronto,
un minuto sembrava un secondo,

la narice un bel cono gelato,
e girava col capo girato,
così che la pallina e la cialda,
dentro il naso gli stesse ben salda.

Era ancora col naso all’insù
che il maestro gli fece poi “Bù!”
sul suo naso fu poi interrogato,
definendolo un po’ raffreddato.

Ma il gelato non porta dolore,
così che pure il suo raffreddore,
filò via in un minuto secondo,
per il Tonto signor di Bitonto.


Per chi soffre il SOLLECITO


Raccoglievo una conchiglia,
vidi poi con meraviglia:
dentro c’eran dieci alici,
che ridevano felici

(lo dicevano i fenici
che bisogna star felici,
se no giungono i romani,
e ti trattano da cani)

E le Alici – sorpresone! –
non son pesci ma persone,
vanno dietro al bianconiglio,
tra un applauso e uno sbadiglio.

Queste Alici sono piccine,
tutte e dieci son bambine,
e non so se sarà lecito,
però soffrono il SOLLECITO!

Per non farle stare male,
senza più tergiversare,
caffettiamo, perché no,
che aspettare non si può!


Ecco una canzoncina realmente utilizzata (e riutilizzabile a piacere) per invitare gli amici a prendere il caffè. 
I più attenti avranno già notato che ho scritto "canzoncina" anziché "filastrocca". Ebbene sì, questa è una canzoncina e tutti quelli che vogliono il caffè devono cantarla a voce alta e anche altissima, con note a piacere, ma se possibile dai toni giallo lampione, verde sonetto e azzurro chiaro che più non si può. 

lunedì 8 aprile 2013

L'allegria della cincia


C’era una cincia incerta
su una strada deserta,
vide due cince serie
tra lampetti e intemperie.

Una cincia balzana,
saltò da una sottana,
mentre una cincia mesta
si grattava la testa.

Una cincia un po’ tetra
stava sopra una pietra,
e trattenne il respiro
nel guardare un po’ in giro:

la giornata era lieve,
primavera di neve,
tra i mirtilli e le viole,
primavera di sole.

E col sole sincero
che ogni cosa rallegra,
finalmente ci siamo:
ecco la cinciallegra!


sabato 6 aprile 2013

Ho visto un grande mondo


Ho visto un grande mondo,
non fatto di parole,
ma di fatti e persone,
che non sono più sole.

Col viso in piena luce,
si son guardati in faccia,
si son tesi la mano,
di fronte a chi minaccia.

E il cuore trema ancora,
ma non più di paura,
ma per la grande forza,
che ci farà da cura.

E “cura” è tutto quello
che il mondo ormai reclama:
il cuore che si dona,
la gente che si ama.

Un cuore che si dona,
è un sole con un raggio,
che tradotto in azione,
significa CORAGGIO.

Coraggio di cambiare
ben più di una parola:
noi stessi e il mondo intero,
come una cosa sola.

E lo faremo insieme,
a fondo, con successo,
e il mondo di domani
per me comincia adesso. 



Dove l'ho visto? QUI.