martedì 20 novembre 2012

Lo sciacallo


Un giorno allo Scià di Persia venne un callo.
Un vero e proprio scia-callo, che guardacaso lo morse proprio sul callo.
Per morderlo sul callo, dovette mordersi da solo, un po’ come un cane che si morde la coda.
Ma lo sciacallo non era un cane e non aveva la coda, perché era solo un callo, anche se un callo dello Scià di Persia. E non aveva neanche i denti, dato che era solo un callo dello Scià di Persia.
Allora si fece crescere la coda, ma invece di farsi una treccia, la morse.
I denti se li fece prestare da nonno Pino, che tanto faceva la siesta e in quel momento non gli servivano.
Lo sciacallo fu molto pacificato, lo Scià di Persia assai meno, perché sentì parecchio male. In compenso un nuovo animale era nato, con grande festa della zoologia mondiale. 

Il paese del sì e del no


Un giorno il papà promise al piccolo Carletto che l’avrebbe portato al poligono.
Si trattava di fare un bel viaggio, che consisteva nell’attraversare quasi tutto il paese del Sì e del No, fino alla provincia di Volentieri. Partendo di buon’ora, arrivarono nel pomeriggio e visitarono uno splendido ottagono con tutte le facce colorate.
Lì dentro non c’era l’ombra di una pistola, ma non c’era neanche una pistola alla luce. Nel paese del Sì e del No, uno dei no è stato per tutte le armi. Alcune di esse sono diventati degli utensili, altre vivono soltanto nella memoria di alcuni vecchietti, un po’ pensierosi quando guardano per aria, più sorridenti quando appoggiano lo sguardo per terra e ci trovano i bambini che corrono.

Lo snonno


Papparapà è il papà
del papà del papà.
Il trisnonno è un tris di nonni,
tutti nello stesso piatto
e neanche uno con la dentiera.
Il bisnonno, invece, è tutt’altro che un bis di nonni:
è un doppio snonno.
Ma cos’è uno snonno?
Non lo so, ma un nonno non è. Difatti se glielo chiedi: «scusa tu sei un nonno?»
La risposta è «No no!»,
che a un occhio disattento potrebbe sembrare qualsiasi cosa, ma dato che lui l’ha pronunciato e mica scritto, anche un occhio attento non avrebbe aiutato di molto.
Abbiamo allora consultato il professor Professori, grande professionista di professioni, chiedendogli:
«Ci scusi, esimio...»
«Dica dica! »
«Ha mica visto uno snonno?»
«Ce n’era uno poco fa con una mamma. Appena la mamma è smammata, indovinate un cos’ha fatto lui?»




lunedì 19 novembre 2012

Una storia piripicchia


Una storia piripicchia,
che di nome fa Accipicchia,
di cognome fa accidenti
e difatti picchia i denti! 

Per pagarcisi il dentista,
di orologi fa una lista:
6 cucù alla prima rata,
è così si è cu-curata!






Purtroppo, nella foga di curarsi, la storia piripicchia è divenuta un po' balbuziente. Fortuna che per l'altro po' invece no. 

domenica 18 novembre 2012

La musica idraulica


Luigi era un idraulico che voleva fare il musicista, solo che non sapeva suonare un tubo. Però ci si mise di impegno e, col tempo, imparò a suonare tutti i tubi, anche quelli dei lavandini, delle docce e persino quelli giganteschi degli acquedotti comunali.
Era così contento della sua nuova arte che insegnò al suo amico meccanico a suonare i tubi di scappamento (quando le macchine erano spente) e questi ci passava delle belle pause pranzo, facendo tintinnare l’officina di musiche leggere che facevano girare i passanti. Gli altri meccanici si riempivano il petto e raccontavano ai clienti della musica dei motori, dicendo che solo in pochi potevano capirla.
Un giorno il nostro idraulico passeggiava zufolando con un tubetto di dentifricio (abbiamo detto che i tubi li sapeva suonare proprio tutti, soprattutto quelli dei bagni) e rivide per caso un suo vecchio amico di infanzia. Scoprì così che questi era diventato un importante commerciante di strumenti musicali: la sua fortuna era iniziata pochi anni prima, quando aveva scoperto in cantina un vecchio clarino e l’aveva lucidato tanto da inventare il clarinetto.
Lo invitò nel suo negozio. Luigi fu molto ammirato, ma a un certo punto svoltò l’angolo e vide qualcosa di incredibile: il reparto dedicato alle tube!
I tubi della sua valigetta da idraulico iniziarono a fremere e alla fine scapparono fuori tutti insieme. Luigi li aveva suonati così tanto che avevano acquisito un certo portamento nobile. Iniziarono a tubolare delle splendide serenate, a cui le tube rispondevano con timide risatine d’ottone.
Fu un giorno memorabile, e l’amore tra tubi e tube mutò per sempre il volto dell’idraulica, che divenne un po’ meno aulica e molto più musicale.
Cambiò anche il volto della musica, che divenne decisamente più fluida.
Certo le rivoluzioni non sono tutte uguali e di alcune, anche se sono avvenute, se ne accorgono in pochi: in questo caso Luigi, il suo amico negoziante e una gentile coppia di colombi, che tubano da allora in ricordo di questa bella giornata.

sabato 17 novembre 2012

Sei quartine in folle rima, la settima i saluti


Se hai qualcosa da ridire
per il grande diradare
che fa il bosco delle lire
che poi ti dovrò ridare,

io ti resto ad ascoltare
come il gran tonfo del mare
quando Eugenio si è tuffato
e di sotto c’era il prato.

Ma com’è – mi chiederete
che ha tonfato pure il mare,
se per giunta neanche c’era
e la giunta è comunale?

Quella giunta non è giunta,
quella cinta non è cinta,
quella donna non è incinta
e la pancia la ha dipinta.

L’ha dipinta come quelli
che non eran pesci rossi,
non essendo tra gli uccelli
cantai come se lo fossi.

Questo canto va nel bosco
questo mare lo conosco
se son stanco c’è lì uno chiosco
se son bello non son losco,

non son losco e ti sorrido
uso tutti quanti i denti,
ti ringrazio, ti saluto,
porta un bacio anche ai parenti. 

Il mondo dei sogni


Questa è la storia dei bambini "volanti".
A chi poi sia venuta l’idea di usare dei poveri bambini per guidare, non posso immaginarlo. Non si potevano lasciare a giocare? E poi anche solo da un punto di vista pratico: per dove si giravano, per le orecchie?
Ma sciocco, mica li usavano per guidare le macchine! I bambini possono guidare i sogni, che è il loro vero mondo ed è anche il mondo vero per gli altri.
Certo per guidare fino a lì qualcosa bisogna cambiare, ed è per questo che si usa il cambio.
Con un po’ di sano cambiamento, si potranno iniziare a eliminare i vetri anteriori, posteriori, i finestrini, cose che finivano per sembrarci tutto il mondo. Andare con la faccia nuda incontro al vento del mondo dei sogni, invece, è tutta un’altra cosa. I bambini fanno strada, molti altri seguono e per arrivarci non serve dormire, ma svegliarsi del tutto.