sabato 17 novembre 2012

Sei quartine in folle rima, la settima i saluti


Se hai qualcosa da ridire
per il grande diradare
che fa il bosco delle lire
che poi ti dovrò ridare,

io ti resto ad ascoltare
come il gran tonfo del mare
quando Eugenio si è tuffato
e di sotto c’era il prato.

Ma com’è – mi chiederete
che ha tonfato pure il mare,
se per giunta neanche c’era
e la giunta è comunale?

Quella giunta non è giunta,
quella cinta non è cinta,
quella donna non è incinta
e la pancia la ha dipinta.

L’ha dipinta come quelli
che non eran pesci rossi,
non essendo tra gli uccelli
cantai come se lo fossi.

Questo canto va nel bosco
questo mare lo conosco
se son stanco c’è lì uno chiosco
se son bello non son losco,

non son losco e ti sorrido
uso tutti quanti i denti,
ti ringrazio, ti saluto,
porta un bacio anche ai parenti. 

Il mondo dei sogni


Questa è la storia dei bambini "volanti".
A chi poi sia venuta l’idea di usare dei poveri bambini per guidare, non posso immaginarlo. Non si potevano lasciare a giocare? E poi anche solo da un punto di vista pratico: per dove si giravano, per le orecchie?
Ma sciocco, mica li usavano per guidare le macchine! I bambini possono guidare i sogni, che è il loro vero mondo ed è anche il mondo vero per gli altri.
Certo per guidare fino a lì qualcosa bisogna cambiare, ed è per questo che si usa il cambio.
Con un po’ di sano cambiamento, si potranno iniziare a eliminare i vetri anteriori, posteriori, i finestrini, cose che finivano per sembrarci tutto il mondo. Andare con la faccia nuda incontro al vento del mondo dei sogni, invece, è tutta un’altra cosa. I bambini fanno strada, molti altri seguono e per arrivarci non serve dormire, ma svegliarsi del tutto.

venerdì 16 novembre 2012

Uno zio speciale


C’è un tale via di qua
fratello di un papà,
lo so non sono io,
di nome fa ORA-ZÍO!

È facile da dire
e più da digerire
fratello di un però,
di nome fa Bibò.

Successe che una volta,
la neve si era sciolta,  
parlando con Pancrazio
conobbi un certo STRA-ZIO,

Ma sarà lui, che dici?
È il primo degli amici,
lo zio così speciale,
che canta a carnevale,

lo zio sa di lillà
e gli hanno aggiunto “stra”!
Così succede poi,
che tra super eroi

passando per la strada
vede in terra STRA-ADA!
Le porge la sua mano,
lei si alza piano piano,

insieme vanno via,
con grande cortesia,
salutan zio Bibò
che ha messo il palettò. 

giovedì 15 novembre 2012

Il latte versato


Mi hanno versato del latte, ma non avevo più neanche un biscotto. Non sapendo dove piangere, optai per il latte versato.
Il latte allora, un po’ indispettito, prese a farmi il verso:
«Uè uè!», mi diceva, e muoveva tutta la tazza.
Allora mi offesi un poco e anch’io gli feci il verso. Scelsi quello della mucca:
«Muuuuuuuuuuuuuuuu», dissi con fermezza.
Successe però che al latte vene la nostalgia della sua mamma e, per non guardarmi più in faccia, si girò dall’altro verso.
Per scusarmi, provai con un altro verso; la mucca l’avevo già usata, per cui provai con un fiorentino del ‘400. Mai studiato, Perbacco! E perciò dissi così:

«Mentre viaggiavo in una selva oscura,
vidi poco lontano una radura,
che la diritta via parea smarrita
e invece era solo una salita.»

Sentendo parlare di salita, al latte venne in mente la montagna.
Sentendo parlare di montagna, alla salita venne in mente il latte.

«Ma io stavo parlando con il latte, non con la salita! Cosa mi importa adesso della salita!»
«Veramente il latte non ti stava guardando, si era anche appena girato.»
«Benappunto, dovrei sincerarmi di essere riuscito a fare pace! Dunque mi faccia la cortesia, con la salita parliamo dopo, che da quanto è lunga mi pare ci sia un sacco di tempo, ora sia gentile e mi passi il latte prima che vada a male.»

Il latte, nel frattempo, si era accorto che uno dei due versanti della montagna era proprio quello che l’aveva versato stamattina!
Non vi dico la gioia che gli venne quando si ricordò di essere un latte di alta montagna. Si versò di corsa in un paio di scarponi e in uno zaino, e partì subito alla volta dei pendii.
Mi salutò con calore, perché nel frattempo avevamo fatto pace.
Così gli regalai la foto di una mucca tale e quale a sua mamma e di una lattina tale e quale a sua figlia. E ne ebbi in cambio la foto di un coccodrillo finalmente a posto con la coscienza, e che non versava più lacrime da nessuna parte, tantomeno sul latte versato. 







NOTA
In totale, la salita si è un po' offesa. Due parole anche con lei:
«Buongiorno cara salita, non è ora di scendere?»
«Buongiorno caro Andrea, se è tanto caro chi se lo compra?»
«Non so chi se lo compri, ma più che caro mi sembra un po' nuvolo. Però danno sole per stasera a neanche mezzo emisfero da qui.»
«Bene caro Andrea, se gliene danno un po' di più me ne tenga un pezzetto, ecco le lascio anche il sacchetto così non ne sprechiamo uno nuovo.»
«Ma certo signora salita. Il sacchetto però lo tenga, riposi bene stanotte e vedrà che sorpresa domani!»




mercoledì 14 novembre 2012

Il vento di sciroppo


Il vento di sciroppo
è molto curativo,
non ne prendi mai troppo,
non è neanche cattivo.

È un rimedio leggero
che quando non stai bene,
ti cerca in tutto il cielo...
Arriva! Eccolo! viene!

E alla gente malata
canta tutto contento:
“La tua cura è arrivata:
è un cucchiaio di vento!”


martedì 13 novembre 2012

Il paracanute


Ho un amico che fa il paracanutista. Ogni volta che vede una vecchietta canuta, che sorride ma tutta tremante e fa per attraversare la strada mentre un tir da 50 tonnellate arriva suonando disperatamente il clacson, e lei non lo sente perché sta ascoltando la musica con le cuffiette, il mio amico si toglie di spalla il paracanute e con un gesto da prestigiatore lo interpone tra la vecchia e il camion, salvando la vecchia.
La vecchia non si accorge di niente, ma il mio amico sì perché per l’onda d’urto viene scagliato in orbita tra Venere, Plutone, Plotino (il cui fantasma passava di lì), Plutarco, Plufrecce, Pluto, Minni, il commissario Basettoni, Venere (stava girando in tondo) e quindi, piano piano, ecco che ritorna sulla terra, in cerca di un’altra bianca signora da salvare.

Il paradosso


Ho scoperto un paradosso,
l'ho lanciato al paracane,
ma per sbaglio ci ho colpito
quattro vecchie carampane.

Sopra queste ci ho spalmato
caramburro e marmellata,
che con l'osso non si accosta,
però sa di cioccolata.

Ne sa tanto ma davvero,
come un grande luminare,
io l'ho appeso sul soffitto
e l'ho fatto dondolare.

Don Dolare era anche un prete,
che sta appeso al parapetto,
e ci vuole così bene
che il suo cuore ci ha protetto.