Ho un’amica con i piedi all’insù, la testa di lato ed il
braccio girato. Ma questa è un’altra storia.
Riguardo a questa storia, vi racconterò invece di quella
volta che la mia amica spedì una lettera a suo zio ereditato.
PARENTESI
Forse pensate a uno zio ereditario. E invece no. Oppure che
ereditò DA uno zio, magari d’America, una fantastica Cadillac e una bella casa
galleggiante. Ancora: no!
Se veramente non vi è mai capitato di ereditare uno zio, sappiate
che lei ne ereditò uno: dopo una vecchiaia gioiosa e una serena dipartita, sua
nonna lo incluse nel testamento a favore di Ornella (così si chiamava la mia
amica): lo zio fu collocato ordinatamente tra le cose della nonna e spedito a
casa della sbilenca ereditiera in un sontuoso pacchettino verde.
Ornella pensò a lungo a dove collocare lo zio, ma in anticamera
c’era già l’attaccapanni, in camera da letto c’era già il letto, in cucina c’era
già la cucina. Così lo zio ereditato venne spedito nella casa in montagna, dove
c’era una stanza per gli ospiti.
Mi piacerebbe raccontarvi di un’avventura impensabile che
accadde una volta allo zio in questa casa, ma siccome non posso pensarla, per oggi
mi limiterò a dire che non c’era il telefono e che per questa ragione, due volte
al mese, Ornella scriveva una lettera allo zio. Quella volta, in particolare,
gli scrisse la lettera A.
CHIUSA PARENTESI
Arrivata di fronte alla buca delle lettere, giunse il
solenne momento dell’affrancatura (perché solenne non saprei, dato che non si
trattava di SOLE ENNE ma, come già detto, di una A).
Accadde però che, per una particolare svista del tabaccaio
da cui Ornella stava acquistando il francobollo, le venne venduto un
FRANCOBELLO.
Francobello, che era alto 1.80, biondo e con un sorriso
bellissimo, in quel momento dormiva per cui non fece nemmeno in tempo a
presentarsi. La ragazza, dal canto suo, presa dalla solennità del momento, non
si accorse minimamente dell’errore, leccò una spalla di Francobello e lo
appiccicò alla lettera da spedire allo zio.
Non vi dico a imbucarlo: non c’era modo di inserirlo nella
fessura e per essere sicura che la sua missiva non venisse smarrita, legò la
lettera con tanto di Francobello alla buca delle lettere con una serie di
elastici che le spuntavano dalle tasche. Quindi se ne andò a casa serena.
La mattina dopo, fu una postina a trovare Francobello e se
ne innamorò perdutamente. Perduta che ebbe la mente, tuttavia, non assunse un
aspetto molto intelligente: il giovane dovette aiutarla parecchie ore a
cercarla prima di potersi a sua volta innamorare della postina (che non era
Tina, ma quella che viene dopo). Insieme, partirono alla volta delle cascate
del Niagara.
E la lettera?
Arrivò puntuale, anche se lo zio ereditò una bella multa.
Tuttavia ne valse la pena: la A era una delle sue lettere
preferite. Rientrato a casa, la collocò
sullo scaffale in bella vista subito prima di una H, fece una doverosa risatina
e si sedette soddisfatto a fumare la pipa.