mercoledì 26 settembre 2012

Giulietto sotto i baffi


Giulietto rideva sempre sotto i baffi, ma poiché aveva 5 anni, dovette aspettare a lungo perché i baffi gli crescessero. Nel frattempo non si può dire che ridesse sopra i baffi, giacché che i baffi non c’erano. In compenso a pranzo e cena sbafava sempre tutto e una volta, nell’ora di educazioni artistica, scolpì un bellissimo BAFFORILIEVO.
Un bafforilievo è un rilievo che fa un baffo ai bassorilievi, agli altorilievi e persino ai rilievi di media statura. Una volta che quel baffo fu fatto, Giovannino ne fece subito un altro e ci si mise sotto ridendo a crepapelle. Rise così tanto che i baffi sotto il suo naso non sentirono alcun bisogno di crescere finché non compì 21 anni. 

martedì 25 settembre 2012

il cognato


Questa è la storia di cosa successe quando Giovannino, fortemente immedesimatosi nella zecca dello stato, sostenne di aver COGNATO una moneta.
C’è un errore, dite? Si potrebbe anche pensare, dato che siamo all’Accademia degli Errori.
Invece no: Giovannino, quel giorno, aveva proprio una moneta per cognato.
Non vi dico sua sorella, che convinta di aver sposato un bel fustacchione, si ritrovò di colpo un marito di oro zecchino.
Meglio zecchino che zuccone, sostenne la nonna, ma lei non fu contenta lo stesso. In compenso fu contante, l’unico modo che le rimaneva di mantenere i contatti col suo marito fresco di conio – o di cogno? O di cognome?
“Franchi.”
Oh mamma! E di nome?
"Marco."
Buonanotte. Dunque Antonietta ha anche un marito fuori corso, e sì che al liceo sembrava così intelligente.
Antonietta, per chi non l’avesse capito, è la sorella di Giovannino, che ora è una banconota. Difatti è nota al banco, e il banco a cui è nota è quello di Luca, compagno di banco di Giovannino che colleziona monete fuori corso.
Giovannino, dopo una bella trattativa,  ha scambiato il cognato con una figurina del calcio (non pensate a un calciatore, è proprio una figurina che raffigura un calcio), ha venduto la merenda in cambio della sorella e ha riunito la famiglia in un grande salvadanaio a porcellino.
Nel salvadanaio c’era un prato, sul prato splendeva un sole smagliante e la sera, prima di arrivare, ci ha messo tutto il giorno e anche di più. 








Questa storia è vera e posso dimostrarlo. 
Ecco la foto del porcellino:




I gusti di Dindirina


Dindirina è una regina
al sapor di ovomaltina,
sa anche un po’ di cioccolato,
sa di zucchero filato.

Se lo zuccherò è filato,
dove poi non lo si sa,
ma è il sapor di Dirindina,
di sicuro una bontà!

sabato 22 settembre 2012

La gatta di Dirindina

La regina Dirindina
ha la testa pelatina,
così che sulla sua zucca
ci ha piazzato una parrucca.

La parrucca però è viva,
è una gatta che dormiva!
Per far sì che quella resti
ha cercato dei pretesti.

Non sarà una gran trovata,
ma alla fine si è versata
del buon latte sulla testa
e così la gatta resta.

La vespa di Teresa


La vispa Teresa
correa tra l’erbetta,
col mutuo si è presa
una motocicletta.

E tutta giù china
per fare anche prima
gridava a distesa:
“Mio Dio che ripresa!”

Ma il vigile Ascanio
Si ferma e fa: “Ohibò!
In piega sul prato,
che multa ti fò!”

Confusa e pentita
Teresa arrossì,
sgasò un attimino
e lo lasciò lì! 


L'antica mela


Avevo una mansarda,
me la tenevo in tasca,
l’altra mano, lombarda,
se la reggo non casca.

La mela che tenevo,
alla riga seconda,
colta nel medio evo,
è diventata bionda. 

Colta nei tempi andati,
poi sempre più ignorante,
l’ho proposta a un amico
che l’ha data a un passante.

Il passante ha apprezzato
e, giacché ferroviario,
era molto ferrato
e l'ha presa in orario!

venerdì 21 settembre 2012

Se vado dove vedo


Se vado dove vedo
non vedo dove vado,
di picchiare la testa
mi succede di rado.

Se vedo dove vado
ma non vado dove vedo,
poi vada come vada
per questa o un'altra strada.

Se instrado quel che vedo
ma in strada non mi siedo
mi chiedo dove vado
forse nel medio evo.

Mi attenderà un castello
senza malinconie
ma cosa ci entro a fare
saran poi cose mie?

Son mie come le cose
che erano di Giuliano,
di Luca di Vittorio,
di Asdrubale e Ottaviano.

Perché lo dico piano,
solo perché è un po' tardi:
non c'è cosa di alcuno
che un po' non ci riguardi.