lunedì 22 dicembre 2014

Per finire una guerra


Per finire una guerra ci sono un sacco di modi. Ve ne dico alcuni, poi continuate voi.
Alfonso finì una guerra piantando ciclamini. Li innaffiò anche per tre settimane, a dire il vero. I ciclamini gli ricordavano la zia Martina, che da bambino gli cucinava la focaccia con i semi di sesamo. I ciclamini infine fiorirono e, da un secondo all’altro, si portarono via la guerra con tutte le armi e i cannoni. Portarono via persino le divise e, al loro posto, rimasero un sacco di soldati nudi, che non sapevano dove guardare per l’imbarazzo. Erano proprio tutti uguali.
Ma le guerre sono tante. Rosaria ne finì una regalando la sua bambola più bella alla figlia del vicino, che era povero e poteva permettersi solo giocattoli di seconda mano. Delia finì una guerra descrivendo il mare a una persona che cattiva, che però quella volta si commosse.
Raffaella finì una guerra scoprendo che il suo nome era l’anagramma di “farfalla”, e quando si accorse che non era vero era troppo tardi, perché la guerra ormai era finita.
Il piccolo Nando finì una guerra ascoltando lo zio fare le voci strane, e rise tanto che per poco non si fece la pipì addosso.
Troppo facili? Proviamone più difficili.
Giuliano volò da solo da qui alla luna, dalla luna a Marte, da Marte allo stretto di Marsul, che è sul pianeta Pandoro. Quindi tornò a casa e si fece la doccia. La mattina dopo andò al lavoro e non disse niente a nessuno. Ma ogni tanto pensava al suo viaggio incredibile e sorrideva. Sorrise a Lucia, Goffredo e Aldo. Sorrise all’edicolante, al controllore del treno e al mendicante al semaforo (gli diede anche una lira, e il mendicante iniziò a suonarla allegramente). Sorrise alla moglie e raccontò la sua storia a suo figlio, che l’ascoltò a bocca aperta e si dimenticò di avere il raffreddore. Quel weekend sorrise persino a Nestore, dimenticandosi del perché avevano litigato. Finì così un’altra guerra.
L’ormai leggendario iperprofessor Fanfaronio Cilecca inventò una macchina per far finire le guerre, che diventò un programma del PC e infine un’applicazione del cellulare. E non funzionava, ma era così bella da guardare che funzionava lo stesso.
Si finisce una guerra con il solletico, coi fuochi artificiali e con gli auguri di Natale. Si finisce una guerra saltando, ballando e giocando a freccette.
Si finisce una guerra giocando e ridendo fino a stancare la pancia. Si finisce una guerra iniziando la pace, e la pace è in milioni di piccole cose. Si finisce una guerra in milioni, mentre la si era iniziata sempre in pochi. 
Ora tocca a voi però, l’avevo detto da prima!
Come si finisce una guerra?

giovedì 11 dicembre 2014

Il secchio infiniito


C’è un piccolo bambino
che tiene in mano un secchio,
intorno il mondo intero
che sembra già un po’ vecchio:

la gente corre, piove,
la strada va in salita,
si cerca in ogni dove
il senso della vita.

Si cerca in un oggetto,
nei battiti del cuore,
forse nell’intelletto,
a volte nell’amore

che è ancora sconosciuto
ma dà sull’infinito,
si chiede spesso aiuto
perchè non si ha capito

che il cuore è tutto un mondo
di doni in divenire,
un pozzo senza fondo
che non si può riempire:

non si riempie una fonte
piena d’acqua splendente,
ma il suo nuovo orizzonte
è donarla alla gente.

“E non ci vorrà poco
ma farlo sarà bello!”
e questo è il nuovo gioco
del bimbo col secchiello. 

sabato 29 novembre 2014

Il negozio di nasi


Si apre da oggi un negozio di nasi,
ne vendiam proprio per tutti i casi:
nasi per acuire l’intuito,
nasi da corsa per ogni circuito!

Il pezzo forte è un bel naso aquilino
da regalare al proprio vicino
se non è un’aquila, ecco, e per giunta
apre la posta col suo naso a punta.

Per chi è affamato, un naso a patata
casca a pennello nell’insalata,
e per mangiarlo – mossa provetta –
ecco uno sconto sul naso a forchetta!

Nasi romani per solo un sesterzo,
nasi giocondi che stanno allo scherzo,
nasi al plutonio, un poco esplosivi,
nasi da penna coi quali ci scrivi.

Nasi a tamburo che suonano forte,
nasi a batacchio che ti apron le porte.
Nasi a pennello, nasi a bastone,
nasi al frullato per la colazione.

Nasi da appoggio se la testa cade,
nasi-gatori che mostran le strade,
nasi al sapone che fanno le bolle,
nasi piangenti da sbucciacipolle,

Nasi giallini, nasi al lampone,
nasi davvero per ogni occasione!
Forse per questo la folla ci ha invasi
da quando è aperto il negozio di nasi! 

giovedì 27 novembre 2014

Un jingle grammaticale


Se tiro un sasso e sul naso ti centro,
non potrai dire che dopo non c’entro.
C’entro, a ben dire, pur dalla porta,
entro a cercarti un bel naso di scorta. 

Le cose delle vita


Le cose della vita,
son tante, son profonde,
si gioca una partita,
si viaggia sulle onde,

ovunque la bellezza
di tutto ciò che varia,
il tempo è una fortezza
leggera come l'aria.

Il viaggio è luminoso
persino quando è scuro,
cerco dovunque e oso,
plasmando il mio futuro.

E intanto, poco a poco,
guardando tutto intorno,
in ciò che era più fioco
scopro luce del giorno,

dove non c’era niente
si leva divertita
la voce del presente, 
il gioco della vita. 

mercoledì 12 novembre 2014

Gocciolina


C’è una bella gocciolina
che va via controcorrente,
c’è la pioggia: lei la schiva
perchè è sempre sorridente!

Vola forte verso l’alto,
buca tutti i nuvoloni,
sembra un petalo di pioggia
però è fatto di canzoni.

Al di là del temporale
trova un cielo allegro e fresco,
quando provo a immaginarla
all’inizio non ci riesco...

Però provo e provo ancora
finché, come per magia,
“Ehi! Ma è lei! Ritorna indietro!”
Avrà avuto nostalgia?

Ora guardo sul balcone:
c’è una gocciola di sole!
La trasformerò in risate
che però sono parole,

per donarne tutti i raggi,
dare un bel bacio a chi legge,
dire: il sole è nella pioggia
e comunque ci protegge! 

giovedì 6 novembre 2014

Un canto di perdono


Nel cuore grida un canto di perdono
per tutto quel che adesso è stato fatto,
è questa la mia razza, è quel che sono
e un po’ di me rivive in ogni atto

e non si può fermare col rancore
e neanche allontanare con lo sdegno,
ma solo attraversando quel dolore,
plasmando con la vita un nuovo impegno:

distruggere e ricostruire un tempio
che si erge nel profondo di se stessi,
chi ha amato ci ha già dato il proprio esempio,
ma amare non concede compromessi.

È questa la potente decisione
per una terra dolce come il miele,
un canto che non teme l’occasione
di non negare amore a chi è crudele.

E il cuore dentro il cuore ci si spezza
e geme in ogni immagine di morte,
ma trova nell’amore la sua altezza
e spiega sul futuro le sue porte.

E se il futuro nasce nel presente
ed il presente è dato come un dono
la pace nel futuro più splendente
si intona come un canto di perdono.


Dedicata a tutte le cose brutte che ancora accadono sulla terra e a chi, rendendosene più o meno conto, le mette in atto.