giovedì 26 dicembre 2013

Soli e ben accompagnati

Certe volte la tristezza
prende tutto l’orizzonte
e millanta la certezza
che c’è un baratro di fronte.

Se la fronte la sollevi,
ed avanzi coraggiosa,
come un sole che si levi,
scorgerai che c’è qualcosa

che ti nasce nelle mani
ed è un atto di coraggio
che richiama il tuo domani
e, sì, siamo di passaggio

ma è il passaggio di una schiera
e se ci sentiamo “soli”
c’è una sola cosa vera:
se decidi, allora voli

Questo volo è una prodezza,
sono mille cose belle,
e ti svela la certezza
che quei “soli” sono stelle.

giovedì 19 dicembre 2013

Un piccolo augurio

Per ciascuno sulla terra,
giunge un attimo speciale,
sboccia un fiore sulla terra,
noi diciamo che è Natale.

Che il suo senso più profondo
si trasformi in un’azione,
che lo stare tutti al mondo,
dia le note a una canzone

che si canta solo insieme
come un sole che ora sorge
e nel cuore porta il bene
di una mano che si porge.

mercoledì 18 dicembre 2013

Il peso di un pensiero

Conosco una streghetta,
che la fa terza medium,
seduta alla panchetta,
le prende un po’ di “tedium”.

Vuol dire che si annoia
e, anche da sensitiva,
manca quel po’ di gioia,
che proprio le serviva.

Per divertirsi un poco
si inventa una magia, 
è magico il suo gioco,
si chiama “fantasia”:

e tutte le persone
(ne conosce a milioni)
diventan buone buone,
davanti ai suoi occhioni.

E se vi pare un gioco,
magari di un secondo,
a me sembra più un fuoco
che può cambiare il mondo. 

giovedì 12 dicembre 2013

La volta di cera

C’era una volta una volta di cera,
sembrava sciolta ma sciolta non era,
sembrava molta però era pochina,
sembrava in alto però era in cantina.

Era in cantina la volta di cera,
quella mattina però era di sera,
e quella sera per la prima volta,
arse la volta finché non fu sciolta. 

venerdì 6 dicembre 2013

Un dato telo

Se ti ho dato un dato telo,
posso dir che è un telo dato,
te l’ho dato, ma non c’era:
va da sé che l’ho inventato.

L’ho inventato, ma di cera,
che per giunta va da sé,
con il sole è un bel problema,
che ho pucciato dentro il tè.

Te ne ho offerto il lembo destro,
poco importa se è di cera,
l’hai inventato così buono
che la sua dolcezza è vera!

lunedì 2 dicembre 2013

La storia di una storia

Vi racconto una storia che non è una storia, ma la storia di uno che raccontava una storia. La storia che raccontava, se l'avesse raccontata lui, l'avrebbe fatto per benino. Invece io ne ho sentito un pezzetto mentre passavo e posso riportare solo un discorso diretto e la conclusione, ovvero: 


Andrea: "hai visto che il cielo è caduto per terra? Guarda, non è neanche a un millimetro dall'orizzonte!"

Marika: "Accipicchia, speriamo che non si sia fatto male nessuno." 

La storia prosegue alla ricerca di eventuali feriti, ma sembra che il cielo sia caduto sulla testa di un sacco di gente che non si è fatta male per niente. Anzi, il mondo si è riempito di idee: idee belle, idee celesti e tutte che profumano di futuro. 

lunedì 25 novembre 2013

Un po' di matematica

Un po’ di matematica

Fontanella – Ornella = fonte
+ R = fronte
+ palco = fronte del palco
+ gioco, gioco e gioco = fronte del palco giochi

Di fronte al palco giochi, tipico parco giochi cinese, si stagliava una fonte. Era una fonte particolare da cui usciva un sacco di giovinezza: difatti per essere giovani, basta giocare.

Giocare – re =
Gioca! (c’era bisogno di dirtelo??)
Gioca + tori = giocatori. Una mandria, plausibilmente imbizzarriti.
Imbizzarriti – bizze (giacché non ci piace lamentarci) = inzarriti. Bel problema, per chi segue la moda. Sempre meglio che seguire i tori, magari per poi giocarci.
O per giocarseli.
“Signorina, quanto viene un toro?”
“Sono 15,40.”
“Ce li giochiamo?”

Giochiamo – giochi = amo
“Ma chi amo?” Signorina, se ha il dubbio, ami pure il re che ci avanzava da prima. 
Amo + re = amore
+ grande = grande amore
+ grande = dono

+ grande ancora = dono di sé. E mica per qualcosa, solo perché è bello! 

venerdì 22 novembre 2013

Il nome di un sogno

C’è un mondo dove il sole
fa tante capriole
che noi chiamiamo raggi,
ma gli uomini più saggi

gli danno il nome vero
e il nome sa di cielo
e sboccia in una serra
di sogni sulla terra.

Quel nome sempre uguale,
diverso per ognuno,
diventerà reale
nel cuore di ciascuno.

mercoledì 20 novembre 2013

A cadere in cielo

C’è una foglia che conosco,
è caduta dentro un bosco,
era insieme a un altro stuolo,
ma... non ha toccato il suolo!

Con un volo assai leggero,
è cascata fino al cielo:
da lì poi passò momento
e era in tutto il firmamento,

Tra le stelle un po' brillava
(con che sforzi ci provava!). 
Sta lassù finché ne voglia,
ma che brava questa foglia! 

Non chiedete a me, io non so niente!

Ho quasi non so cosa,
ho cosa non so quasi,
ho fatto caso a cosa,
qualcosa che ho nei vasi?

Ho vasi di qualcosa,
qualcosa che ci ha invasi,
ci misi anche una rosa,
felice ne rimasi:

ciascuno è poi sbocciato,
chi prima non si sa,
ma ha certo salutato
la fragola e il lillà!



lunedì 18 novembre 2013

La mia bomba

Ho suonato la mia tromba,
ma era quella delle scale,
dentro a cui c’era una bomba!
Non funziona: meno male!

Dato che non funzionava,
l’ho portata a riparare,
ma l’orefice cantava:
“guardi, è pronta per scoppiare!”

È scoppiata la mia bomba,
(fuori dai centri abitati)
sento l'eco che rimbomba
mentre corro per i prati!

La mia bomba è un poco strana:
- non si tirano le cuoia! - 
tutta allegra e ridanciana:
è scoppiata, ma di gioia!

domenica 17 novembre 2013

Le parole a fisarmonica

Manodopera
Mano do pera
Do una mano a una pera, magari aiutandola, appena raggiunge la maturità, a cadere dal ramo senza farsi male. Al proposito, qualcuno di voi ha una piccola rete per farfalle?

Filastrocca
Fila astro bocca
Fila un astro di bocca in bocca, perché qualche volta sono stelle, altre piccoli meteoriti di frutta candita, ma in ogni caso, se si leggono a chi si ama, si diventa tutti brillanti. Un mio amico, per questa ragione, è finito su un anello che è poi stato regalato alla regina di Prussia.

Abnegazione
A B negazione
Negazione dell’albabeto

Note: ero pronto a prodigarmi nell’apologia dell’alfabeto fenicio, ma non ho potuto che constatare che, per un motivo inaspettato, ci si trova a parlare di albabeto. Dedichiamo quindi due parole all’albabeto:
l’albabeto è la voce dell’alba, ed è una voce di stupore:

Alba be to
Alba? Be’! Toh!

Ci si poteva aspettare uno stupore più ammirato, ma Lanzecchio, il burattino di porcellana che per la prima volta ha pronunciato il nome “Albabeto”, è un tipo pragmatico. Fragile come la porcellana e volendo anche un poco tagliente.
Una volta, dalla regina di Prussia, tentò di tagliarle dall’anello un pezzo di brillante, che altri non era che il mio amico, ricavando per questo una condanna.

1. Con-danna
Perché se uno si danna, si dannano per forza anche gli altri.

2. Cond Anna
Condimento Anna
Il condimento di Anna, che era, se non erro, olio di putiferio e sale fino al cielo.
Ma forse anche

3. Cond Anna
le condizioni di Anna, che probabilmente si con-danna insieme al Lanzecchio, aspettando una parola di indulgenza dalla regina di Prussia.

Per indurre la regina a riflettere sulla caducità del regno, le abbiamo ricordato ch

Prussia
Prugna Russia
E dunque la Prussia è una prugna di Russia.
Sempre meglio di una prugna che russa, o di una russa che pugna, cioè combatte alacremente, potrebbe pensare la regina di Prussia. Ma sempre una prugna rimane.

Rimane
Rima stamane
Vado in rima da stamane, questa prosa difatti è una breve interruzione a sua volta interrotta da questo inciso che ora però interrompo.

Interrompo
Interro e rompo
Quindi interro quel che rompo, che è anche più grave che rompere quel che si interra, magari per disattenzione. Signori, qui si parla di responsabilità!
Che colpa ne abbiamo, direbbe Piergianni,
se la regina di Prussia è così di malumore? Sei stato tu a dirle che governava una prugna!
“Forse intendevi una pera?” chiese Piera.
“La pera è caduta e non si è fatta male, grazie a una rete per farfalle. Sia lodata la manodopera”.
Acclamazioni di giubilo!
Non solo: ora che la pera è arrivata a terra serena, mi è rimasta una mano libera. Scriverò quindi a mano libera alla mia amica manolesta

Manolesta
Ma no le sta
“Ma non le sta venendo neanche un po’ di voglia di indulgere, di fronte a questo po’ po’ di frutta?”
Chiese la Manolesta alla regina di Prussia.
La regina, per non essere da meno, indulse non una, ma due volte:
durante la prima liberò Lanzecchio, Anna e tutti gli abitanti della piccola prugna di Prussia, da tutte le condanne presenti, passate e future.
Durante la seconda indulse di fronte alla frutta, che era stata candita per le feste da due dolci meteoriti che passavano per la galassia Alfa 1-1 (si legge: alfa uno pari).

Dato che la frutta era stata candita per le feste, le feste iniziarono quasi subito, con grande gioia di tutti i partecipanti della storia, ossia nientemeno che voi! 

venerdì 15 novembre 2013

Filastrocca complottista

Filastrocca complottista
vuole fare da apripista,
dando voce a una parola
che la gente ha reso sola,

relegando come sciocchi
quelli che hanno aperto gli occhi
e che lottano nel mondo
per non farlo andare a fondo.

Complottista è chi ritiene
che la vita umana è un bene,
ben più in alto del profitto,
perché vivere è un diritto.

Complottista è chi ha memoria
che la terra ha un’altra storia,
che le scie uccidono il cielo
non da sempre, non è vero.

Complottista è chi ha ben chiaro
che si muore per denaro,
che la nostra economia
è soltanto una bugia,

che son vivo quando dono
e che valgo perché sono
e non certo se ho comprato
quello che han pianificato.

Complottista è chi non crede
che si possa avere fede
per il cibo e la salute
in chi più terrore incute.

Complottista è chi si cura
combattendo la paura
perché chi ci tiene in scacco
ha più forza sul vigliacco.

Complottista è la parola
di chi ha cuore, di chi vola,
di chi crede nella vita
e la afferma, anche a fatica.

Siamo complottisti veri
e bisogna andarne fieri,
così che non si vergogni
chi sa credere nei sogni. 

Una storia metropolitana

Conoscevo un’aragosta
che abitava a Famagosta;
si è spostata e, in un sussurro,
è arrivata fino a Turro!

Il suo amico è un bel biscotto,
abitante di Precotto,
che fa il paio con un mago,
situato a Crescenzago.

Ma quel mago era un po’ pazzo
e, alla volta di Caiazzo,
confidò a tutti un segreto
nella piazza di Loreto:

"C’era una bella maghetta
che arrivava da Crocetta:
poiché si sentiva sola,
era andata fino a Piola.

E da lì verso Cernusco
intonando un canto etrusco,
le ho donato una mimosa
delle parti di Certosa

ed un altro fiorellino,
colto lì a Sant’Agostino,
finché a un passo da Turati,
ci siam tutti innamorati!”

giovedì 14 novembre 2013

La mia mosca

C’è una mosca che ora cito,
le ho poi detto “Cito mosca!”
La tenevo sopra un dito,
ma qualcuno se la imbosca.

L’hanno messa in una tasca,
ma la mosca è un po’ diversa,
dalla tasca presto casca
e cascando si è dispersa.

Si è dispersa la mia mosca,
forse l’ho citata troppo,
ma se ha l’aria troppo fosca,
ho per lei dello sciroppo.

E così che la mia mosca,
tutta ricostituita,
sulle note della Tosca, 
salutando è ripartita! 

venerdì 8 novembre 2013

La tigre dai denti a fragola


C’era una volta un grande animale,
che tutti quanti faceva scappare,
scappare sì, ma a ben dire, al contrario,
forte di un tratto ben straordinario!  

Quando ruggisce, fa fusa e miagola
ed è la tigre dai denti a fragola,
che le troneggiano ai lati del labbro,
belli che sembran scolpiti da un fabbro.

Coi mastodontici fragoloni,
è tra i felini di certo più buoni,
capita a volte che se li assaggi
e ne dia un poco anche a chi è nei paraggi.

Ottime fragole al gusto di pesca,
ne cogli una ed aspetti che cresca,
è un animale proprio da favola
la nostra tigre dai denti a fragola!

La macchina musicale!

Suona la banda, la banda suona, 
guido una panda che mai non stona,
era una macchina assai musicale
e l'ho avviata alla resa industriale. 

Poi ci ho pensato e mi sono detto: 
tutta sta industria, dove la metto? 
A ben pensarci così va benone, 
per ogni marcia una nuova canzone! 

mercoledì 6 novembre 2013

Lezioni di navigazione

CAPITOLO 1 - LA BARCA A RENI

Una volta Piero doveva andare al di là non del suo naso, non delle apparenze, ma della sponda del fiume. Cercò di prendere il problema di sponda, ma alla fine dovette affrontarlo in maniera diretta, perché: non aveva i remi. In compenso aveva la barca, che non è mica poco, quando vuoi andare al di là della sponda di un fiume. In mezzo alla corrente e facendo ciao ai pesci, il discorso della propulsione diventò però pressante, così che Nicoletto (che una volta era Piero, ma adesso, evidentemente, Nicoletto) decise di propellere a suon di colpi di reni.

CAPITOLO 2 - LA BARCA A RAMI

Scoraggiato dalla lentezza dei suoi reni, decise di fabbricare dei remi. Per fare un remo ci vuole l’albero, per fare l’albero ci vuole il seme e per vederlo crescere un sacco di pazienza. E Nicoletto, pensate un po’, la trovò. Era primavera quando sulla sua barca spuntò il primo germoglio, che si fece un bell’alberello con un sacco di rami e rametti. In tutto quel tempo, però, Nicoletto e la pianta erano diventati amici e di utilizzare i suoi beni rami come remi, proprio ne se ne parlava.

CAPITOLO 3 – LA BARCA A RAME

Senza saper leggere né scrivere, Nicoletto non lesse né scrisse, però costruì una speciale copertura di rame, famoso per essere un grande conduttore. Difatti condusse un sacco di calore dall’altra parte del fiume; la barca, tuttavia, rimase bella che ferma.

CAPITOLO 4 – LA BARCA A RANE

Nell’incertezza su come proseguire, Nicoletto improvvisò un invito a quelle che, secondo lui,  erano delle signore esperte di navigazione. Invece non erano signore neanche un po’, dati i versacci che facevano. Quanto alla navigazione, ognuna gli diede un consiglio diverso e Nicoletto non ne capì neanche uno.

CAPITOLO 5 – LA BARCA A ROMA

Intanto che Nicoletto non attraversava, capirete da voi che la corrente si portava a spasso la bella barca azzurra. Avvenne così di scoprire che il fiume sull’altra sponda del quale il nostro eroe voleva andare, era il Tevere. Bene, direte voi. “Bene”, disse anche Nicoletto, “visiterò il Colosseo e farò anche un salutino a Marco, che a Roma ci abita da quando era bambino, con tanto che ha 4 anni”.

CAPITOLO  – LA BARCA A REMO

Avvenne così che Nicoletto, stufo e arcistufo di non attraversare, regalò la barca a Remo, che passava proprio di lì. Remo la regalò a Romolo e Romolo la portò allo zoo per regalarla a una certa loro parente.

Nicoletto ricavò invece una barca nuova, leggera leggera, da un petalo di tulipano, costruì una vela con un altro petalo e con un soffio leggero, fu in un baleno dall’altra parte del fiume.

giovedì 31 ottobre 2013

L'uomo chiamato ventaglio

Un uomo chiamato ventaglio,
prendeva per sbaglio un abbaglio,
sbagliava sapendo di sole,
tra questa e duemila parole,

Al suo ventunesimo sbaglio
andò ad abitare in un baglio:
tra mille mazzetti di viole
faceva le sue capriole.

Un tale gli chiese però:
“Ti chiami ventaglio a che pro?”
E l’uomo chiamato ventaglio
ammise: era solo uno sbaglio! 

Un chiaro copione

PRIMA PARTE 
Luigi, che era un lupetto.

DOPO ARRIVA 
Loredana, che era una pecorella.

SE CON DA PARTE 
cento lire, cento lupi col senso del ritmo potrebbero suonare, lo stesso non si può dire di cento lupetti che hanno certamente delle ottime maniche blu cielo ma, sfortunatamente, non le mani.

Senza cento lire, o se Enza ha cento lire, però da parte, e invece in mano ha una bella forbicina, si potrà tosare Loredana e farci un cappellino pesante per l’inverno. L’inverno, dovete sapere, ha sempre freddo e dunque un cappellino non può fargli che bene. Inoltre non sarebbe carino che qualcuno pensasse un po’ a lui, quando normalmente, appena arriva l’inverno, tutti pensano all’estate?

FINE PRIMO ATTO
potrebbe essere, ad esempio, un primo atto di fine gentilezza, grande attenzione o un elegante sorriso. Donare il cappellino all’inverno o invitarlo in montagna coi nostri amici a sciare, tutto sommato, va benissimo. Sempre riguardo al cappellino:

SE CON DO ATTO,
magari do atto anche senza. Ma senza, fa più freddo.

FINALE Ligure, infine, potrebbe finalmente essere ligure e solo inizialmente un finale, è invece evidente che solo secondariamente è ligure, mentre primariamente un finale. Ecco l'orlo di un paradosso, o l'orso di un paraorlo, giacché gli orli, soprattutto a Finale Ligure, risentono drammaticamente dello sporco. I paraorli vanno quindi per la maggiore e, come ulteriore incentivo all'acquisto, per ogni confezione vi è un orso in omaggio. Un orso delicato e di buon cuore, che indossa un lupetto e un cappellino di lana di pecorella, che però ha appena regalato all'inverno. Che bravo orso! Generoso come non se ne vede spesso e, difatti, invece che spesso è 

FINE. 

mercoledì 30 ottobre 2013

Archigorico Pitamede

Archigorico Pitamede,
più sta in piedi più si siede,
tanto siede quanto inventa
con la faccia ben contenta.

E così che mi ha inventato:
un paiolo di gelato,
che una volta digerito,
diverrà riso bollito;

sempre in campo culinario,
un paté di dinosauro,
che a ben dire è un po’ stantio,
(se non altro, non è mio);

un bastone che non picchia,
lo stupor senza “accipicchia”
mille fiori senza serra
e un bel mondo senza guerra,

Per quest’opera di ingegno,
ci ha richiesto un po’ impegno: 
chi ne presta farà parte
di un pianeta fatto ad arte!


Il corso di scrittura contemporanea

Era la mattina della sera di mercoledì 18 novembre, giorno in cui, tra l’altro, era venerdì.
Quel venerdì – mercoledì per gli amici – si tenne un corso di scrittura contemporanea, di cui so per certo che l’iperprofessor Fanfaronio Cilecca, sua cognata Alda e il giardiniere Edward, immaginano di fare un’esperienza a livello nazionale.
Il corso funziona pressappoco così:
dopo una lunga e faticosa selezione, dieci fortunati vengono estratti a caso. A tutti viene dato un comodo supporto elettronico, che è però un foglio di carta, ed una penna laser, che però scrive con l’inchiostro. L’inchiostro si può trovare ai lati della stanza, che si trovano precisamente tra un angolo e l’altro. Se la stanza è tonda, si immagina la penna, l’inchiostro, l’iperprofessore e una nuvola di panna montata, notoriamente propiziatoria rispetto alle sessioni di scrittura contemporanea.
A questo punto viene dato un tema che non cambia mai, e questo tema è “il vagito del vitello, così caro così bello”, da elaborare in tre fasi:
1. Nascita del vitello, gioia dei parenti, comunione e battesimo (i vitelli, notoriamente, li invertono)
2. Apologia del vagito
3. Esclamazioni assortite, a volte anche sul tempo atmosferico che vira dal verde al celeste o viceversa. 
Per esempio: “Che cielo celeste! Che verde verdestre! Vedeste che verde nell’acqua si perde, ma l’acqua era il cielo che all’ombra di un pero di verde riveste quel cielo celeste.” e così via.

Forti di queste tre fasi, una volta che le hanno pensate per bene o che le hanno pensate per male o che non le hanno pensate per niente, e proprio per questo sono pronti a scriverle, con lo sbianchetto verde o con quello celeste o direttamente col cielo, gli invitati, o i partecipanti, o i loro amici quando i partecipanti o gli invitati non fossero potuti venire, si prodigano con piccoli salti o voletti leggeri fino a raggiungere il soffitto. In questo modo la carta viene risparmiata, ma non l’inchiostro, che comunque era ecologico. Si scrive dunque sul soffitto, ognuno secondo il proprio estro.
Si lascia decantare il soffitto per circa 10 minuti, dopodiché, a partire dai lati, o dagli angoli, o dai lati degli angoli, si inizia a smontare la stanza in pezzi a volte esagonali, a volte no. Il sole intanto riempie del tutto quello che prima era la stanza, ma ora è il cielo. I pezzi di tetto vengono quindi mischiati a mo’ di puzzle nella costruzione di una storia che a voi sembrerà surreale, attaccata con lo scotch e tutta piena di spifferi, invece sarà divertente, solare e reale come una vita intera, che non è mai di uno solo ma in cui ognuno lascia la sua piccola e imprescindibile impronta.


martedì 29 ottobre 2013

Un amico esemplare!

Feci un salto da Gianluca,
gli centrai però la nuca,
ripiegai su zia Serena,
ma le caddi sulla schiena.

Mi sfogai con Manuelito,
ma anche a lui pestai un dito.
Piansi poi da nonna Ernesta
(che si riparò la testa)

ma inciampai in nonno Evaristo,
giusto giusto sul menisco.
Poco dopo incontrai Livia:
le distorsi un po’ la tibia,

mentre invece a Ganimede,
col tallone andai sul piede.
Forse sono un po’ maldestro,
ma seguendo un certo estro

mi son fatto tanti amici
che mi inseguono felici:
qualcheduno ha le stampelle,
qualcun altro va a rotelle,

io sicuro corro forte,
(non sfidando la mia sorte):
se mi prendono è uno smacco 
ma per l’ospedale Sacco! 

lunedì 28 ottobre 2013

La zucca sotto sale

Se la zucca in basso sale,
ma quel sale non è in zucca,
va a finir che pensi male
e la scambi per parrucca.

Se la scambi con il sale,
te ne devon dare molto,
e se molto o poco è uguale,
dimmi tu a chi hai dato ascolto.

E se quegli a cui l’hai dato
ti pareva un tipo sveglio,
si ritenga fortunato:
chi più ascolta impara meglio! 

domenica 27 ottobre 2013

Il borlotto

È la storia del borlotto,
che guardava sopra e sotto,
che guardava anche di lato,
salutava suo cognato.

Suo cognato era un pisello,
che sostava in un bacello,
ma indicava con la destra
dove stava la minestra.

La sinistra invece, è chiaro,
soppesava quel che è amaro,
come un foglio di radicchio,
o il mio umore se ti picchio.

E fu un picchio fortunato,
di minestre interessato,
che ingoiò così, bel bello,
il gentil messer pisello.

Non contento, proseguì
e il borlotto lasciò lì,
separando in quel frangente,
il fagiolo dal parente.

L’avventura del borlotto,
di lì a poco, bello cotto,
proseguì senza saluti,
ma con suono di liuti,

ma in memoria del parente
(or nel tubo digerente)
il borlotto ancor si adopra
a guardare sotto e sopra. 

Il salto in alto

C’era una volta un salto,
giocava al salto in alto,  
saltava fino al cielo,
ridendo tutto fiero.

Quand’era molto in alto,
cantava da contralto,
quand’era un po’ in basso,
faceva il contrabbasso,

quando vedeva un fiore,
cantava da tenore,
ma verso la città,
si chiese “Cosa fa

la gente così mesta?”
e diventò un’orchestra!
Cambiò i pensieri brutti
in musica per tutti,

con cui si può davvero
volare fino al cielo
persino dall’asfalto, 
quel bravo salto in alto!

venerdì 25 ottobre 2013

I miei amici

Il mio amico Giacomo è un cinghiale, è un manico di bottiglia, è un pescatore. Il mio amico Giampiero è un Gianni, è un Piero ed è la primavera. Il mio amico Giangiorgio è andato a pescare, è stato pescato ad andare a pescare, ed è andato con chi l’ha pescato ad andare a pescare: è andato al mare, dove si pesca. Non solo: è andato al mare, dove si nuota. Non è finita: è andato al mare dove si respira, si canta alla sera, si guarda lontano e si sorride al silenzio.
Il mio amico Luca è un agricoltore, ma è anche l’ecologia, ed è anche le nuvole rosa e verdi che passano dal tramonto alla fantasia.
La mia amica Rosa è la fantasia, è la primavera (proprio come Giacomo), è le risate. È la malinconia quando è appena passata, e va a braccetto col mio amico Luigi, che è il sollievo, e con Dario, che è il coraggio. Il mio amico Luigi però è anche un Luigi d’oro, anche se è impossibile da comprare. Ed è un solaio, di quelli affascinanti pieni di segreti dei bisnonni. Il mio amico Dario, invece, è un coro di voci. Lo stesso coro di Giuliana, che però è un coro di pensieri. Lo stesso coro di Alberto, che è l’emozione di essere tutti vivi nello stesso momento. Tutti insieme sono il mio cuore, o forse io il loro. Tutti insieme sono un mondo, ed io sono quel mondo. 

martedì 22 ottobre 2013

Le avventure di un bacino

È la storia di un bel bacio,
lo prendevo con il lazo,

lo mettevo in una tasca,
guarda te: da lì mi casca.

Lo mettevo allora in cielo,
sotto l'ombra di un bel pero,

lo mettevo nella terra,
dietro i vetri di una serra,

lo mettevo dappertutto,
dentro il mare o anche all'asciutto,

ma quel bacio ha un solo posto,
senza l'ombra di un "piuttosto"

e quel posto, mica a caso
è la punta del tuo naso!


venerdì 18 ottobre 2013

Un sogno, letteralmente

Ti ho sognata in un bel sogno,
non a Sesto né a Cologno,
tantomeno a Serenella,
però neanche a Pertusella!

C’era là un sacco di neve
che cadeva lieve lieve,
però il clima era perfetto
e ci si trovò a braccetto.

Si avanzò per la banchina,
con serenità divina,
salutando questo e quella
(tra le varie, mia sorella).

"Tutta questa gente qua"
mi chiedevo: “penserà...?”
ma ridevo e, in un baleno,
ritornavo bel sereno. 

sabato 12 ottobre 2013

La fiacca vacca

Vi racconto di una vacca
nata stanca ma anche fiacca:
ogni volta che sbadiglia
non fa un metro né due miglia.

In compenso questa vacca
non capisce mica un'H,
preferisce la A accentata
(se la mangia in insalata). 

Se le date anche una foglia
se la mangia controvoglia,
se la voglia la ha sul mento,
se la mangia controvento.

Il mangiar però la strazia
quando è piena ma anche sazia,
va’ a capir che ha nella zucca
questa vacca ma anche mucca!

La campana di farina

Dirindina ha una campana,
con la forma strana strana,
giel’ha data Tintinnina
ed è a forma di... farina!

La farina, voi bambini
lo sapete, è a granellini,
mi direte: come suona?
Vuoi scherzare? Questa è buona!

Ma se è buona la farina,
se la cuoce Dirindina,
finché ottiene una pagnotta
tutta allegra, bella cotta.

E, d’incanto, ogni boccone
suona mille note buone
che le ridon nella pancia
(dove c’era già un’arancia).

Sarà forse per bon ton,
neanche una che fa “don”!
la campana di farina
fa “din” per Dindirindina!

Un dolce incontro


Dirindina è una regina,
che però ha una sorellina:
quando ride più scintilla,
come un angelo che brilla. 

Se la prima va cantando,
segue l’altra scintillando
e però nel panorama
c’è un rumore che li chiama!

Presto appare all’orizzonte,
tutta allegra lì di fronte,
un’amica assai speciale
la cui dote è tintinnare.

Tintinnando Tintinnina,
fa arrossire la regina,
e scoccare una scintilla
al sapor di camomilla: 

perché tre amiche fatate,
ora che si son trovate,
per la gran soddisfazione, 
vanno a nanna buone buone.

martedì 8 ottobre 2013

Ginetta Pappagalli

Ginetta Pappagalli, 
con i pastelli gialli, 
ha disegnato un sole
di mille capriole. 

con i pastelli rossi, 
dei fiori grandi e grossi, 
che fanno da tendaggi 
a un prato nei paraggi. 

Con i pastelli viola, 
è ritornata a scuola 
per tingere di bello
il naso del bidello. 

Con i pastelli azzurri
milioni di sussurri,
li ha trasformati in cielo
con così tanto zelo

che mille nuvoloni
(eran sussurri buoni)
si son fatti di lato
donando il sole al prato. 

lunedì 30 settembre 2013

La falsa credenza

C’era un signore nato a Cosenza
che ha smascherato una falsa credenza,
che era vestita da lampadario,
per un motivo per noi secondario.

È agevolmente che si deduce,
che una credenza fa poca luce,
ma un lampadario non è una credenza
e già si nota un’incongruenza:

se la credenza, con fare quieto,
si finge polvere sotto il tappeto
e un lampadario un po’ impolverato,
ambisce al sole e scappa sul prato,

in questa casa non so che succede,
se ci si appoggia, se ci si siede,
il mio mobilio è alquanto confuso, 
immaginate me che lo uso!

domenica 29 settembre 2013

Un bis di nonni

Avevo un nonno, ho voluto un bis. Mi sono ritrovato con un bisnonno e non vi dico la gioia, dato che non lo avevo mai conosciuto prima! Per rompere il ghiaccio con questo bisnonno, cercammo un rompighiaccio ma, non trovandolo, con una bella matita lucida e un foglio tutto di carta, giocammo a tris.
Conobbi così il mio trisnonno. Il mio bisnonno, invece, si ritrovò di fronte suo padre, che gli chiese se era stato lui a segnare la carrozzeria del cavallo e lo mandò a letto senza cena. Povero bisnonno,

Si domanda: cosa accadde quando, il giorno successivo, dopo il cenone di Natale, in presenza di mio nonno, del mio bisnonno e del mio trisnonno, feci due volte tombola? 

sabato 28 settembre 2013

Il cervello ritrovato

Un signore di Sassello
va cercando il suo cervello.
ogni volta che lo trova
dentro c’è una cosa nuova!

Va da sé, mentre cercava
più di tanto non pensava,
così che si è poi convinto
che seguire un po’ l’istinto

non fa male alla ragione
ed il suo bel cervellone
pensa meno ma è più sveglio
e funziona molto meglio! 

Una storia della cicoria

Questa è una storia della cicoria,
ne ha avute altre, tutte con Gloria,
però alla fine non han funzionato:
una sta a casa, l’altra nel prato.

Certo ad amarsi si aman parecchio,
quando ci penso mi gratto un orecchio,
gratto l’orecchio pure di Gloria,
che tanto adora la sua cicoria.

Una vicenda un po’ sfortunata,
però alla fine si è sistemata
e se l’amore a volte è un po’ matto,
si son trovati al centro di un piatto!

Il contastorie

Un cantastorie e un contastorie,
raccoglievano insieme delle cicorie.
Per ogni storia che uno cantava,
l’altro veloce gliela contava.

Quando arrivava il numero venti,
era il momento dei condimenti:
con olio e sale finisce la storia, 
la stessa fine della cicoria.

venerdì 27 settembre 2013

Il maestro delle viole

Il maestro delle viole,
quando suona con l’archetto,
fa fiorire le aiuole,
sa dar vita ad ogni oggetto,

ha una cassa sulla schiena,
- una riga per colore - 
che non lascia a pranzo e a cena,
perché ha dentro le sue viole.

Se le suona ad una ad una,
i colori sono mille,
tu puoi coglierne ciascuna:
fanno note di scintille!

La sue viole son strumenti
da suonare come un fiore,
sono mille esperimenti
sulla via del buonumore!

giovedì 19 settembre 2013

Le tende da sole


Avevo delle tende da sole, ma la solitudine le opprimeva. Comprai delle altre tende per far loro compagnia ma, disgraziatamente, erano da sole anche quelle. E nonostante le avessi disposte vicine vicine alle altre, erano lo stesso da sole. Un po' come quelle persone che non hanno ancora imparato a ascoltare. Che pena nel cuore! E che bella notizia quando comparve il signor Sarto Collasta, con il suo astuto uncinetto in mano, e disse di voler trasformare quelle tende in dolci paraventi per certe occasioni che sapeva lui. In queste occasioni, il vento si disponeva a pallina, il sole gli dava un bel calcione con l'effetto e se la tenda era brava, riusciva a parare il rigore! Se non era brava, il vento finiva in faccia al sigor Collasta e tutto sommato non gli dava nessun fastidio. Le tende però avevano vinto la solitudine, giocavano col vento, scherzavano col sole e davano se stesse per essere utili agli uomini. 

mercoledì 18 settembre 2013

La streghetta


Tra una strega e una scintilla,
che una lucciola che brilla
e trasporta nel presente
un potere sconvolgente,

che, anziché piegare schiene,
potrà fare un po' di bene.
Il potere è sempre quello,
ma l'effetto è un po' più bello!


Il tappetto volante


C’era una volta un nano intrigante,
aveva un fare un po’ da brigante,
alto un bel metro e un soldo di cacio,
faceva il duro, ma con un bacio,

si scatenava una dote speciale
(che torna buona per carnevale):
volava in cielo e fin sopra i tetti
lanciando a tutti azzurri confetti.  

Più li lanciava più era contento,
la sua statura era quella del vento
e da là in cima, il “tappetto volante”,
a tutti quanti sembrava un gigante!

martedì 17 settembre 2013

Benvenuta Scintillina!

Tintinnando Tintinnina,
ha incontrato una fatina
che saluta ad ali aperte,
poi va sotto le coperte:

quando trova sogni strani,
li pulisce con le mani,
finché scocca una scintilla
e la notte allora brilla.

Le ali sbattono contente,
sopra i sogni della gente,
su cui veglia una fatina,
che si chiama Scintillina!

lunedì 16 settembre 2013

La campana di Tintinnina

Tintinnando Tintinnina,
si è fermata a una vetrina,
tutta piena di campane,
le più lunghe e le più strane.

Ma ce n’era una diversa,
nata a Padova ed Anversa,
che se batti mai non stona,
ma in effetti neanche suona.

Il telaio è di cristallo,
suona bianco e suona giallo,
il batacchio è fatto a pinna
e non suona ma... tintinna! 

domenica 15 settembre 2013

Tintinnina e la regina (non Dirindina però, un'altra)


Tintinnando Tintinnina,
ha incontrato una regina,
la regina delle Erinni,
che la fa: “Perché tintinni?”

Tintinnando Tintinnina,
ha risposto alla regina:
“Ne per questo né per quello,
ma soltanto perché è bello!”

La regina tentennò,
tentennando ci pensò,
finché poi, verso le sei, 
tintinnava pure lei!

venerdì 13 settembre 2013

La corsa alloro


La corsa alloro è un tipo di corsa che si corre con fare maestoso. Tutti quelli che vi partecipano sono molto regali e capirete da voi che, dove ci sono i regali, ci sono i bambini, soprattutto a Natale. Ma Natale o non Natale, i bambini rimangono e corrono la corsa alloro. In particolare, agguantato l’alloro, lo portano alla mamma che lo usa per cucinare chissà quali leccornie. Chi non sa quali, può immaginarle come il proprio piatto preferito, ma più bello e colorato. La mamma allora prende l’alloro e, per verificare che non sia troppo vecchio, si sincera di chiedere ai piccini se si tratti di alloro di allora o, piuttosto, di alloro di adesso. L’alloro di adesso viene lesso, quello di allora viene passato in padella, ovvero lo si mette in una padella e lo si passa a Giorgio, a Luca o Antonio. Antonio ringrazia con un bell’inchino. L’inchino, che non vuol’essere da meno, ringrazia con un bell’Antonio. La padella, che tanto era di passaggio, chiese un passaggio a un passante per andare a trovare una sua cugina di Modena appena scampata da una brutta scarlattina d’olio motore, con cui progettava di fare le ferie quell’anno.
Il passante, tuttavia, era un bambino che tutto impettito, che rideva e che correva la corsa alloro giocando a impersonare Giulio Cesare. Caio Giulio Cesare Augusto per gli amici. La padella si improvvisò allora un glorioso copricapo, che sulla testa di Giulietto generò una profonda impressione in tutti i bambini del circondario, facendogli vincere la corsa senza nemmeno bisogno del traguardo!

lunedì 9 settembre 2013

Tintinnina e la colazione


Tintinnina è una bambina
al sapor di ovomaltina,  
tintinnando senza fretta,
Tintinnina un po’ cinguetta,

cinguettando in tutta l’aria,
chiama la sua amica Daria,
che risponde con un trillo
che ha il sapore di mirtillo.

Tra mirtillo e ovomaltina,
tintinnando tintinnina,
fa una super colazione,
ma che gran soddisfazione!

venerdì 6 settembre 2013

Buon viaggio!

Cambia il mondo un po’ per volta,
piano piano lo si ascolta,
cambia il mondo tutto insieme,
resta sempre intatto il bene

e un augurio di un momento
che va in alto come il vento,
tutto pieno di coraggio,
un augurio di buon viaggio.



Questo è per dire ciao ad un'amica cara che parte... Buon viaggio amica mia! 


Tintinnina

Conoscevo Tintinnina,
abitava giù in cantina,
se era allegra tintinnava,
se era triste ci provava,

e provando e riprovando,
tutta allegra tintinnando,
sequestrava la tristezza 
in un trillo di dolcezza.

Un tavolo che balla

Ho un tavolo che balla,
difatti è molto allegro,
di giorno gioca a palla,
la notte con i lego.

È un tavolo azzurrino
di stelle e compensato,
lo avevo da bambino,
così l’ho sempre amato.

È un tavolo che forse,
puoi prendere anche tu,
se lasci le tue borse
e corri un po’ all’insù!

Un tavolo che balla,
e sa di fiordaliso,
a forma di farfalla 
e sempre col sorriso.