martedì 30 aprile 2013

Niente MA!


Si diceva, ma non ricordo bene chi, che l’umanità intera potrebbe stare meglio nell’arco di una sera. Per sicurezza io proporrei un giorno intero e, tanto per andare sul sicuro, un giorno pieno di sole!
Si comincia così: al 3, un sorriso per me, uno per te e uno per gli altri 73.
Esercizio 2: acciuffare un passante per la mano – o molti, se si hanno tante mani disponibili) – e, prima che passi, fare insieme il giro della Terra, guardandola prima da sotto e poi da sopra, finché lo stupore non vi impedisca di atterrare.
Esercizio 3: colorare tutte le facce grigie con le tempere (per sicurezza farlo in cucina, dove, se si sporca, si pulisce prima). 
Esercizio 4: consolare Rosina che piange, comprandole una maglia con le frange. Se non funzionasse, abbracciarla forte. Se non funzionasse, prenderle la mano e aspettare insieme che le passi.
Esercizio 5:  ripetere i primi 4 esercizi con una persona antipatica, e controllare se rimane antipatica o se magari non le scappi da ridere. Questo potrebbe succedere in più casi, ma il più veloce è individuare i baffi e disegnarci sotto la risata con le tempere, con l’abbraccio o con un’idea a piacere.

A questo punto, in genere, incomincia a sgranchirsi una certa serie di MA. Avviene pressappoco così:
MA è anche vero che oggi non è una giornata facile, con tutti quei nuvoloni tra me e il buonumore.
MA Luca mi ha fatto lo sgambetto proprio ieri, e cadendo, lo giuro, mi sono ammaccato il naso (fortuna che la mamma me ne ha messo uno nuovo, mentre aggiustava il primo). 
MA la maglia con le frange era la mia, le tempere si consumano, ne avevo solo due e un’oca non è un bue.

Di questi MA non si sa molto, se non che al palato sanno di polistirolo, alla vista non ricordano i fiori e che c’è un segreto che vale per tutta l’UMANITA’.
E il segreto è che se i MA ce li togli, quello che resta è l’UNITA’.
Come una di quelle foto che vengono bene soltanto se sorridono tutti. O in cui, se ingrandisci le singole facce, ti accorgi che il sorriso di uno e quello di tutti, sono lo stesso. 

L'affrontiera


L'affrontiera è una linea immaginaria dove ci si trova quando si finisce per fare inavvertitamente un affronto a qualcuno. Una volta, proprio in quel punto lì, Luca disse a Giovanni che i suoi denti erano artificiali, e difatti una volta accesi illuminavano tutta la notte di luci splendenti. Ma Giovanni non gli lasciò terminare la frase, perché aveva in mente la dentiera di suo nonno e questo lo offese molto, perché lui aveva la sua che era molto più bella! Dunque lo prese come un affronto, poi prese l'affronto e lo appoggiò sull'affrontiera, prese l'affrontiera e se la appoggiò in tasca, prese la tasca e se la appoggiò in mano, aprì la mano e ci trovò una linea, che non era immaginaria e che non era un affronto per qualcuno, ma magari qualcuno da affrontare, o qualcosa. Ad esempio la paura degli affronti. E l'affrontò.

Un piccolo amico


Ecco fatto, un angioletto
si è posato sul tuo letto.

Le sue ali sono gialle,
sono voli di farfalle,

le sue ali sono verdi,
e a guardarle ti ci perdi,

le sue ali son violette
ma non son mica perfette,

proprio questo le fa belle,
tra la luce delle stelle.

Il bidente


Un giorno il buon Tritone,
stringendo il suo tridente,
cedette via un dentino,
che a lui pareva niente,

ma quando fu Bidone,
stringendo il suo bidente,
la cosa non gli parve
poi molto divertente!

Non vi dirò il bidente:
capiva così poco,
che pure l’altro dente
andò perduto al gioco!

Così che il nostro eroe,
finì per l’occasione
– un dente nella mano –
a presentarsi: Done!

Un tale un po’ pedestre,
fu poi d’ispirazione:
si scelse un bell’incrocio
e diventò un Pedone. 

Il fior di Enza


C'era una volta Viola, 
si trasformò poi in Enza, 
e tutto questo avvenne, 
senz'ombra di violenza. 

C'era una volta Enza, 
si trasformò poi in Viola
però Viola era un fiore, 
cresciuto a Fiorenzuola. 

C'era una volta un fiore, 
che nacque in una valle, 
divenne un bel sorriso, 
con pacca sulla spalle. 

C'era una volta un riso, 
nato in una risaia, 
divenne la risata
che fa ogni cosa gaia! 

venerdì 26 aprile 2013

Il silenzio



Il silenzio sulla terra,
giunge a volte nella neve,
nella pace o nella guerra,
giunge forte o giunge lieve.

E per quel che posso dire,
il silenzio che più vale,
non ha nulla da capire
però tanto da accettare.

Rimanere dolci e fermi,
darci in tutta la presenza,
così non saremo inermi,
anche nella sofferenza.

Ed il cuore batte forte
ma non teme più il dolore,
perché non esiste morte
che è più forte dell’amore.




Dedicata a Rora, che in un momento difficile si prepara a donare il suo amore e la sua presenza. Che grande cuore. Buona fortuna cara amica. 

Il trinaso


Il mio amico ha un naso molle,
che si suona in si bemolle.
Ne ha anche un'altro di cristallo,
che col sole è tutto giallo;

uno infine in plastilina,
fatto a forma di gallina.
Per far fronte a tanti nasi,
ha comprato quattro vasi:

non ci tiene dentro niente,
ma gli sembra divertente.
se per caso glielo chiedi,
dire: "Qua ci sono i piedi!"

E risponde a chi lo ascolta,
che li mette un po’ alla volta,
mentre i nasi lui ci tiene
a indossarli tutti insieme!

Il lucido naso


Ho quest’oggi ricevuto,
un quadrato di velluto,
ma per lucidarmi il naso,
ne volevo uno di raso.

Ricordandomi la dieta,
ne ho inghiottito uno di seta
(c’era più soddisfazione
a mangiarne di cotone),

ma il mio naso è ancora opaco,
e così, di seta un baco
– gran potere lucidante! –
coltivai seduta stante!

Seguitaron giorni belli,
lucidai tutti i pomelli,
ma anche vetri, sedie, sdraio,
della penna il calamaio

e tra questo ben di Dio,
sento: “Ehi! Ci sono anch’io!”
È la voce del nasino,
che ora lucido a puntino! 

sabato 20 aprile 2013

Il tavoletto

Messo un tavolo sul letto,
ho ottenuto un tavoletto, 
che ha poi sposato una tavoletta 
che se n’è andata di tutta fretta.

Ho omesso il tavolo e così il letto, 
se ne è rimasto solo soletto, 
per il dolore e la nostalgia, 
andò a trovare sua nonna Maria.

Dopo altri sette, il mio tavoletto, 
è diventato un ottavo letto, 
caldo giaciglio di un bel nanetto, 
che ci ha dormito senza sospetto.

C'è una gran folla sopra quel letto,
che, riassumendo, fa un bel folletto. 
Dorme il folletto tra sogni di gloria, 
ivi compresa la nostra storia!

venerdì 19 aprile 2013

Il molle naso


Il mio amico ha un naso molle,
se lo schiacci fa le bolle,
se lo giri fa un frastuono
e ha le guglie come il duomo.

La mia amica ha il naso duro
e ci fa i buchi nel muro,
il suo naso è tanto ammodo
ma il mio muro è un colabrodo!

Con il naso molle e duro,
ho guardato il mio futuro,
ma non ci ho trovato niente:
era tutto nel presente!

Con il naso duro e molle,
ho parlato a delle folle,
solo uno ne ho persuaso:
il padrone del mio naso!

martedì 16 aprile 2013

Un equo scambio


Alla gentile banca centrale,
vorrei proporre un affare speciale.

Lei saprà bene che, come Stato,
il mio paese è un po’ indebitato

e questo debito brutto e cattivo,
si pena tanto a tenerlo vivo:

gran sacrifici, tutti scontenti,
vivono mogi e stringono i denti.

Così le dico, andiamo alla pari:
devo pagarla e non ho i denari.

Stando alla prassi le dovrò dare
case e palazzi, mobili e scale.

Così sia fatto e, dalla A alla Z,
la pagherò con la stessa moneta:

apra la borsa e, prima che parta,
eccole qui cento case di carta!


lunedì 15 aprile 2013

Che cos'è la primavera


Dentro il parco mi sollazzo
squartinando come un pazzo,
sopra il prato dritto dritto,
con i piedi sul soffitto,

con lo sguardo dentro il cuore,
con il naso dentro un fiore,
con le mani sopra un ramo,
brilla il sole e allora amo.

Più lontana ora è la sera,
brilla forte primavera,
trovo il sole e non so dove
ritrovarlo quando piove.

Piove spesso sulla terra,
per il PIL si fa la guerra,
ma se mi ricordo il sole,
tolgo forza al mio dolore,

e ogni gesto che è diviso,
lo ritrovo in un sorriso,
che non devo mai cercare,
ma che nasce da donare.

Un sorriso ad ogni uomo,
per le strade, sopra il Duomo,
fino ai monti e alla foresta
e la primavera è questa. 

domenica 14 aprile 2013

La bimba betulla


Ho cercato una fanciulla
al sapore di betulla,
domandai a mio cognato
ma il sapore era di prato.

Domandai a un professore,
ma il sapore era di fiore,
domandai pure in un chiosco,
ma il sapore era di bosco.

Incontrai infine una culla
proprio sotto una betulla,
c’era dentro una bambina
al sapor di rosa fina,

fina quasi come un foglio,
al sapore di germoglio,
che per diventare fusto,
sa aspettare il tempo giusto. 

sabato 13 aprile 2013

Le sagge giovenche


Tre giovenche di Novate
si prendevano a legnate,

arrivando poi a Legnano,
se le davano più piano,

alla volta del Perù,
non ce n’eran quasi più...

e nel centro di Crotone
si son date un bel bacione! 


venerdì 12 aprile 2013

Ad alambiccarsi


C’era una volta un signore, anzi due signori, anzi tre e non ne parliamo più, che si lambiccavano tutto il giorno. Si sforzavano con tutte le forze, si forzavano con tutte le sforze e anche gli Sforza e i loro ultimi discendenti, impressionati dallo sforzo, gli cedettero un’ala dell’omonimo castello. Con quell’ala, tutti e tre i signori – incontentabili sul fronte del lambiccamento – si lambiccarono ancora di più su come riuscire a prendere il volo.
Giunse a quel punto il nostro vero protagonista: Alan, più vecchio degli Sforza e più giovane dei bambini che devono ancora nascere. Ovviamente lui non si lambiccava mai, ma si alambiccava.
Per farlo, prendeva un alambicco e ci distillava:
- vapore acqueo, meglio se caramellato
- fantasia
- sapore di caramella al lampone
- simpatia, sorpresa, gratitudine a larghi fiocchi

Con questi ingredienti, risolveva tutti i problemi spinosi senza pungersi mai una volta.
Prese così il volo l’ala del castello, che per gratitudine diventò un Alan e prese ad alambiccarsi a sua volta.
Gli Sforza erano entusiasti.
Gli Alan, anche.
I tre signori, o forse i due, o quantomeno uno, invece, continuarono a lambiccarsi, e questo perché a volte si prende più gusto a pensare ai problemi, piuttosto che a risolverli. 

La Franca giovanna

C'era una tizia che riusciva sempre a farla franca, soltanto che lei era Giovanna. 
E allora cosa faceva la Franca a fare? 
Faceva la franca perché amava la sincerità, e faceva la franca perché amava la libertà, e guarda un po': l'italiano ci consente di dire entrambe le cose in una parola sola! 
Peccato che non potremo mai "fare" i liberi e i sinceri, dovremo proprio diventarlo.

Una grande parola

Cercavo una parola 
come la terra intera, 
arrivò lì mio nonno 
(cercava la dentiera). 

Cercavo una parola, 
non grande ma gigante: 
si presentò mia mamma 
(cercava il deodorante). 

Cercavo una parola 
come tutto l'universo: 
si presentò mio padre, 
che un dente aveva perso. 

E riflettendo un poco, 
mi parve intelligente, 
già che cercavo io, 
cercar per l'altra gente. 

E una parola grande 
che più non seppi fare, 
trovai quasi per caso: 
era il verbo "aiutare".





(il dente di mio padre, però, non si è mica trovato. Sospetto del dentista. Che abbiano derubato il topolino dei denti..?)


mercoledì 10 aprile 2013

Tonto di Bitonto


A un signore un po’ tonto di Bitonto,
un sonetto sembrava un racconto,
un saluto sembrava un affronto,
un minuto sembrava un secondo,

la narice un bel cono gelato,
e girava col capo girato,
così che la pallina e la cialda,
dentro il naso gli stesse ben salda.

Era ancora col naso all’insù
che il maestro gli fece poi “Bù!”
sul suo naso fu poi interrogato,
definendolo un po’ raffreddato.

Ma il gelato non porta dolore,
così che pure il suo raffreddore,
filò via in un minuto secondo,
per il Tonto signor di Bitonto.


Per chi soffre il SOLLECITO


Raccoglievo una conchiglia,
vidi poi con meraviglia:
dentro c’eran dieci alici,
che ridevano felici

(lo dicevano i fenici
che bisogna star felici,
se no giungono i romani,
e ti trattano da cani)

E le Alici – sorpresone! –
non son pesci ma persone,
vanno dietro al bianconiglio,
tra un applauso e uno sbadiglio.

Queste Alici sono piccine,
tutte e dieci son bambine,
e non so se sarà lecito,
però soffrono il SOLLECITO!

Per non farle stare male,
senza più tergiversare,
caffettiamo, perché no,
che aspettare non si può!


Ecco una canzoncina realmente utilizzata (e riutilizzabile a piacere) per invitare gli amici a prendere il caffè. 
I più attenti avranno già notato che ho scritto "canzoncina" anziché "filastrocca". Ebbene sì, questa è una canzoncina e tutti quelli che vogliono il caffè devono cantarla a voce alta e anche altissima, con note a piacere, ma se possibile dai toni giallo lampione, verde sonetto e azzurro chiaro che più non si può. 

lunedì 8 aprile 2013

L'allegria della cincia


C’era una cincia incerta
su una strada deserta,
vide due cince serie
tra lampetti e intemperie.

Una cincia balzana,
saltò da una sottana,
mentre una cincia mesta
si grattava la testa.

Una cincia un po’ tetra
stava sopra una pietra,
e trattenne il respiro
nel guardare un po’ in giro:

la giornata era lieve,
primavera di neve,
tra i mirtilli e le viole,
primavera di sole.

E col sole sincero
che ogni cosa rallegra,
finalmente ci siamo:
ecco la cinciallegra!


sabato 6 aprile 2013

Ho visto un grande mondo


Ho visto un grande mondo,
non fatto di parole,
ma di fatti e persone,
che non sono più sole.

Col viso in piena luce,
si son guardati in faccia,
si son tesi la mano,
di fronte a chi minaccia.

E il cuore trema ancora,
ma non più di paura,
ma per la grande forza,
che ci farà da cura.

E “cura” è tutto quello
che il mondo ormai reclama:
il cuore che si dona,
la gente che si ama.

Un cuore che si dona,
è un sole con un raggio,
che tradotto in azione,
significa CORAGGIO.

Coraggio di cambiare
ben più di una parola:
noi stessi e il mondo intero,
come una cosa sola.

E lo faremo insieme,
a fondo, con successo,
e il mondo di domani
per me comincia adesso. 



Dove l'ho visto? QUI.

venerdì 5 aprile 2013

La prova del NO

Han detto a Giovannino
che quando sarà grande,
almeno una ogni tanto,
vedrà cose nefande,

gli han detto che in futuro
se vuole aver successo,
dovrà sugli ideali
venire a un compromesso. 

Han detto a Giovannino,
che il mondo non si cambia,
che non si può donare
se l’altro non ricambia.

Ma una nuova lezione,
viene da un grande saggio,
che insegna che l’amore
è un atto di coraggio

e costi quel che costi
 e io lo pagherò –
chi ha cuore, Giovannino,
sa quando dire “NO!”. 

martedì 2 aprile 2013

I brillanti


Ho comprato uno shampoo che rende i capelli brillanti. Eppure, i miei capelli sono rimasti capelli.
Puliti, è vero, ma a me i brillanti servivano per regalarli alla mia fidanzata e chiedere la sua mano! Un importante riflessologo mi indusse a questa riflessione:
Cosa me ne faccio di una mano sola, se io la amo tutta?
Così andai dalla mia ragazza per chiederla tutta intera, con anche le scarpe e tutta la cabina armadio. Ma mi mancavano i brillanti. Arrossì un po’ mentre le raccontavo la fregatura dello shampoo, ma lei mi disse che i brillanti sulla testa di un ragazzo fanno un effetto strano, mi diede una bella carezza e mi chiese se la aiutavo a caricare l’armadio sulla mia piccola auto. Ero così emozionato che neanche mi accorsi che in quel momento i brillanti erano dappertutto, nei miei occhi, nei suoi e in tutta la volta del cielo.

Regalare un sorriso


Regalare un sorriso
è sentire che il suono
dietro a cui c’è la vita
è così tanto buono,

che ti basta pensarlo,
prima ancora che accada,
e il tuo viso con gli altri
presto trova la strada.

È la strada del cuore,
che da sempre è presente
ed è un ponte di gioia
tra il tuo cuore e la gente.