martedì 30 luglio 2013

A giocare coi numeri


Quattro e qua trotto! Dice il fantino,
Otto e otto se-dici e dici pochino,
se dici tanto dipende dai gusti,
otto son rami, gli altri son fusti!

Conosco tredici donne di Trento
me le contavo per divertimento,
quando arrivavo però a una trentina,
mi rimaneva una sola donnina.

Conosco un numero da dieci a cento,
lo riconosco che soffia nel vento,
soffia nel vento e son centomila 
eppure è sempre lo stesso di prima.


lunedì 29 luglio 2013

Da spalla a spalla

Una mio caro amico mi ha offerto una spalla, ma io non avevo neanche un po’ fame così mi ci sono appoggiato. Per farlo, mi sono improvvisato pappagallo, non tanto nel senso di un mangiatore di gallo, quanto in quello di mangime per il gallo stesso: mi sono trasformato in becchime, cioè in granaglia. E si noti, al proposito, che non era un’aglia piccolina, ma una proprio una gran-aglia.
Sull’altra spalla del mio amico, che offriva spalle a più non posso neanche avesse lavorato in un teatro, ci stava una mia amica. Per salirci, si improvvisò pappagalla. Ma questo, nel solo caso in cui la pappa venisse a galla. Se fosse rimasta invece sotto il ciglio dell’acqua, si sarebbe improvvisata mascara. Non un mascara qualsiasi e forse neanche un qualsiasi mascara. Ma un mascara con un mistero, un mascara in maschera. Un mascara mascherato da maschera, con tanto di mastice, in groppa ad un astice, con tanto di presenza della città di Asti: Asti c’è!
Volgendo al termine la digressione sugli abitanti fortuiti della spalla del mio amico, non vorrei che commettessimo l’inesattezza di dimenticare che non si trattava solo di un amico, ma di un amico caro. Caro! Direte voi. Dipende dal valore. Ma come si fa a dare il valore a un amico? Bisognerebbe trovare un tesoro e fare il conto, oppure chiudere l’amico nel baule sotterrato al termine dell’arcobaleno, quindi aprirlo e contare l’amico. Si domanda però: qual è il termine dell’arcobaleno? E dove vanno le frecce che in un baleno l’arco scocca? Hanno infiniti colori o soltanto quelli che potremmo contare in mille milioni di anni?
E su questa domanda risposi alla mia domanda: il valore di un amico, per quel che so io, è mille milioni di anni. Un tempo che non basta a separare davvero, né a dimenticare. Un tempo che basta a seminare e più volte a raccogliere. Ho così raccolto un fiore e lo regalo a chiunque, perché chiunque è un amico, chiunque voglia imparare ad accettare il mio fiore.

mercoledì 24 luglio 2013

Il cemento amato

C’era una volta un presidente: gli presi un dente e mi prese per deficiente. Un deficiente mi prese per lui e mi strinse la mano. La mano mi prese i capelli ma poi allentò la presa. Per allentarla usò un cacciavite. Per cacciarla, usò un fucile. Per fucile, usò un fagiolo e per fagiolo, usò un fiore colto di lì a poco: un fiore che stava per diventare intelligentissimo.
La presa, tuttavia, era di posizione. La posizione, tuttavia, era andata a fare in giro. Ne derivò una presa in giro che turbò molto il presidente. Il presidente si rifugiò in macchina, la macchina si rifugiò in garage e il garage si rifugiò in un seminterrato, con tanto che era di cemento armato.
Si domanda: chi ha armato il cemento? Ce n’era davvero bisogno? Un bisogno è un sogno doppio? Un doppio è un tipo di droga? La droga la ha quel tipo in doppiopetto?
Tutte domande importanti, ma a colpire il presidente fu quella del cemento armato. Gli dispiaceva disarmarlo, in fondo gli era affezionato... "In effetti chi si fiderebbe" pensava "a costruire un garage in cemento disarmato?"
Fortunatamente, insieme alla giustizia prevalse l’amore e, appena disarmato, il cemento divenne uno spettacolare CEMENTO AMATO!
Il cemento amato era tanto diverso da quello grigio: era azzurro! Tanto diverso da quello brutto: era bello! Tanto diverso da quello tetro: era allegro! Brillava sorridente. Sul suo naso, al bisogno, crescevano dei fiori freschi e sui suoi fiori, al bisogno, crescevano profumi melodiosi. E – ci credereste? – c’era sempre bisogno di entrambi! 

sabato 20 luglio 2013

Una nota di dolcezza

Ho cantato l’infinito,
era dolce come il vento,
l’ho cantato in una nota,
fu una cosa di un momento.

Ho rincorso l’infinito,
lo cercai domani e ieri,
lo cercai in duemila note,
lo cercai nei miei pensieri.

E sapeste che stupore,
dopo averne viste tante,
ritrovarlo che rideva
nel presente di ogni istante.


giovedì 18 luglio 2013

Giusto un saluto

Caduto per caso,
mi è un bacio sul naso,
che sa di frittata
se il naso è a patata,

che sa di carota
se prende una gota,
che sa di abbondanza
se il naso è una danza...

così scivolando,
tra casa e mattino,
ti arriva volando 
l’amico bacino! 

martedì 16 luglio 2013

La ruota di scorza

Ho montato una ruota di scorza,
ne volevo una più contenuta,
sulla scorza la ruota si smorza,
gira senza che l'abbia vissuta.

Contenuta con dei contenuti
è anche bella da mettere in mostra,
guardi intorno e poi fiero saluti, 
mentre fai il tuo bel giro di giostra. 

lunedì 15 luglio 2013

S’i fosse fioco

S’i fosse fioco non sarei un Giongo,
s’i fosse vento mi rinfrescherei,
s’i fosse in acqua mi rallegrerei,
s’i fosse idiota resterei a fondo.
  
Si fossi un orto sarei molto colto,
s’i fosse vino ci farei un sorso,
s’i fosse errore non sarei rimorso,
s’i fosse in fuga mostrerei il mio volto.

S’i fosse un fosso direi molla l’osso,
al cane grosso, che mi abbia scelto,
s’i fosse lento sarei poco svelto,
ma correrei comunque più che posso. 




Questa la dedichiamo a Cecco Angiolieri, un tale un tantino di malumore, con l'augurio che la vita dopo la morte gli abbia portato consiglio. 

domenica 14 luglio 2013

Il molle naso - Lezione II

C’è un naso molle che fa le bolle,
ma vuole il caso che il folle naso,
mescoli in folle l’acqua che bolle,
mescoli in prima l’acqua di prima,
mescoli in terza l’acqua che è persa
e se in seconda picchia una sponda,
sempre si scusa, mai che risponda,  
sempre risponde fra tante onde 
che fa la folla di bolle bionde. 

venerdì 12 luglio 2013

Ben detto!

“Soli si nasce, soli si muore”
diceva un detto di malumore.
"Chi nasce sole diventa stella",
mi pare cosa un poco più bella.

Chi nasce stella diventa cielo,
chi nasce falso diventa vero,
chi nasce zitto inizia a parlare
e un po’ per volta pure a ascoltare.

Chi nasce solo, poi, non esiste,
ma chi lo crede si sente triste,
vedrà domani il suo firmamento,
quando alza gli occhi dal pavimento.

venerdì 5 luglio 2013

La scelta


Questa crisi è un tormentone,
ci ho rimesso la pensione!
Questa crisi è un bel problema,
si potrà cambiare schema?

Questa crisi è un cupo dramma,
però chi è che la programma
e da comode poltrone
toglie il pane alle persone?

Se una multinazionale
di nascosto opera il male,
vuoi toccare il suo diritto
di operare per profitto?

Vuoi toccar la BCE,
che è qui ed opera per te,
con la pronta soluzione
per calmare l’inflazione

che con cura ha generato
per strapparti casa e prato?
Questa crisi nasce – forse –
per strapparci le risorse

e i diritti conquistati
da parenti ed antenati?
O per imporre un modello
che non ha nulla di bello,

con la gente rassegnata
tutta quanta numerata?
Se è così, direi, perciò,
che la mia risposta è NO!

Prima di cambiar pianeta,
ci stampiamo la moneta
(mica troppa: quanto basta,
‘ché non manchi mai la pasta!).

Con il cibo al silicone
mi rifaccio il copertone
e coltivo nella terra,
frutta sana, buona e bella,

Voglio cieli azzurri e belli
dove volino gli uccelli,
senza spazio per le scie
e le loro malattie.

Ma la cura, la migliore,
quella per guarire il cuore,
è di non aver paura
di iniziare noi la cura.

Lo possiamo fare insieme,
basterà volersi bene,
tra di noi ma anche a noi stessi,
senza drammi o strani eccessi.

Nel mio cuore c’è la terra
da salvare da una guerra,
nella terra c’è il mio nome,
mio e di tutte le persone

che le danno la speranza,
costruendo l’abbondanza,
non di oggetti e distrazioni,
ma coraggio e decisioni!

E non si può fare senza
la più gran benevolenza,
ma la cerco e son sicuro: 
questo cambierà il futuro! 

giovedì 4 luglio 2013

Un piccolo fiore


Voglio sfatare la falsa credenza,
che chi dà il cuore rimane senza.
Conosco invece un gioco diverso:
quanto si dona non viene mai perso,

ma si moltiplica, cambia colore
e così scopri il suo vero valore!
Certo, all’inizio fa un po’ paura,
però vuoi mettere quale avventura...

che è meno attenta alla sicurezza,
ma ci guadagna tutto in dolcezza!
Che è meno attenta ad avere qualcosa,
ma in fondo agli occhi scopre una rosa.

Mille e una rosa ed ecco il tuo cuore,
non l’hai perduto, ma ora quel fiore,
è diventato il più dolce tra i frutti 
e la tua vita è una gioia per tutti. 

mercoledì 3 luglio 2013

La rima baciata

Ho baciato la mia rima,
lo potevo fare prima,
alternandola, che so,
con il pongo o col didò.

Col didò l’ho poi alternata,
ci ho spalmato una frittata,
ci ho spalmato su anche Mario,
per un viaggio planetario,

che si svolge su una rima,
che su un monte fa da cima,
sopra un albero pallina,
di un Natale da vetrina.

La vetrina l’ho spalmata
sopra Mario e la frittata,
con l’aggiunta di caffè
non chiedetemi perché,

ma chiedetemi percome,
senza nome né cognome,
mi sia tanto innamorato
della rima che ho baciato!

lunedì 1 luglio 2013

La dolce fatica

Alla mia amica un po’ affaticata,
voglio donare una brezza dorata,

solo una brezza, non una chiave,
ma perlomeno una brezza soave,

un venticello che passa tra i piedi,
che tiene fresco se hai caldo e ti siedi,

porta un sorriso sopra la testa,
che si può dare alla gente se è mesta;

questo non toglierà la fatica,
però la rende un pochino più amica!