giovedì 31 maggio 2012

il saltinbanco


Un saltimbanco
saltò sul banco.
e per incanto,
vide lì accanto

una saltimbanca!
Che saltò in banca,
si ruppe un’anca,
si sentì stanca,

la fece Franca,
poi su una panca
si riposò
dicendo “ohibò!”

Il saltinbanco
fu molto franco
ma poco Antonio
e in matrimonio

la prese e poi 
venne con noi;
dove però 
non vi dirò. 


mercoledì 30 maggio 2012

la voglia

Quella signora là sulla soglia
sul naso ha una voglia a forma di foglia

Se io la voglio non me ne voglia,
se gliela tolgo sarà un po' spoglia

e il suo nasotto, giù nel risotto
nasconderà da com'è ridotto.

Fortuna nel riso si trova anche un re,
con una voglia che sa di purè

con cui le ha bagnato la punta del naso
e la porta via su un cavallo di raso.

lunedì 28 maggio 2012

un problema matematico

ANTEFRATTO

C’era un gatto che era FRATTO
E ci diventava matto.
Non sapeva fratto cosa,
né se giallo oppure rosa.

PRIMO ATTO

Se ne stava sempre in posa 
A aspettare chissà cosa.
Finché un giorno, sotto il fratto,
venne avanti quatto quatto,

un topino di gelato
per cui l’han moltiplicato.
Così il per annulla il fratto,
e si chiude questo atto.

ATTO SECONDO

C’era un gatto che era PER,
si grattava un po’ il seder,
miagolare gli piaceva,
lo grattavi e lui rideva,

il suo riso era PER tutti
per i belli e per i brutti,
ma anche un brutto, lui lo vide
è uno bello quando ride. 

sabato 26 maggio 2012

storie di panche


C’era una panca di nome Franca,
e una panchina, la Guendalina,
sono lì ferme, ma con un balzo
prendono entrambe a giocare a rialzo.

Sulla panchina sopraelevata,
una capretta si era fermata,
di andare sotto non se ne parla,
quella capretta si chiama Carla.

Passa lì accanto una panchetta,
che come nome ha scelto Violetta,
come colore, quello del cielo
(ieri però si chiamava Consuelo).

Gioca a rialzo, non invitata
e perciò l’hanno squalificata,
ma la capretta ci si è seduta
e si è sentita ben sostenuta.

Così per fare un gesto d’amore,
ecco Violetta, cambia colore:
è diventata verde panchetta
ed è per gli altri una nuova amichetta.

anche le panche campano


Sopra la panca la capra la scampa,
uscendo fuori dalla sua banca,
si è riscoperta un poco in bolletta
perché ha pappato un quintale di erbetta.

Sotto la panca la capra salta
‘che si sentiva un po’ alla ribalta
Ma è poi così che ha pestato le corna
E un’altra volta non ci ritorna.

Sopra la capra la panca si crepa,
come se fosse fatta di creta,
con quella matta sotto che salta
voleva essere nata più alta.

Sotto la capra la panca è stanca
Con quel che pesa, suda ed arranca,
la capra scivola e pesta la testa,
può usare il prato per la sua siesta.

venerdì 25 maggio 2012

una storia da niente


Scusa ma c’è qualcosa lì?
Macché, niente di niente.
E Gianlucchetto, che era un tipo onesto e scrupoloso, decise che, oltre che a Cesare quel che è di Cesare, anche niente andasse restituito a niente in persona (forse il cugino di nessuno, come suggerì un gigante con un occhio solo e forse neanche quello).
Dunque partì alla ricerca di niente, per portargli almeno un po’ del suo niente e magari riceverne in cambio un po’ di niente da portare a casa e far vedere alla mamma.
Chiese indicazioni a qualche passante, ma niente!
Non chiese niente a qualcuno, ed ecco che la strada gli si spiegò. Per arrivare dal signor niente, doveva fare niente.
Attenzione però: perché fare niente è diverso da non fare niente.
Per non fare niente, basta non fare niente, ma per fare niente, è necessario fare qualcosa, cioè niente.
Forse sono sottigliezze, ma per il signor niente, che fortunatamente, non è scrupoloso per niente (o, come direbbe lui, è scrupoloso per niente), non cambia niente.
Dunque arrivò da niente, che a dirla tutta era un uomo da niente, nel senso che si trovava da niente, con la controindicazione che, siccome niente era lui, dovette per forza di cose diventare ubiquo. Da cui si potrebbe dire che niente è ubiquo, oppure che qualcuno è obliquo, oppure profondersi un ossequio, sempre che qualcuno di permaloso non si profenda, in caso chi si profonde non sia un profonditore professionista, ma magari solo un fessionista, cioè un esperto di fessi, amici tra l’altro di niente, che pare soggiorni per lunghi periodi nei loro cervelli.
Prima di tornare a niente, ricordo solo, per chi volesse mandare loro un saluto, che salutando un cervello, che è un cervo molto bello, non bisogna mai dimenticare di salutare anche la cervella, che è una cerva a manovella.
Dov’ero arrivato?
Ah sì il signor niente! Be’, riuscite a immaginare cosa disse, quando finalmente Gianlucchetto gli arrivò davanti e gli restituì fino all’ultimo quel che gli spettava?

giovedì 24 maggio 2012

il bottone


Un giorno, là  di sotto,
di colpo sento un botto,

ma il botto era piccino:
scappo con il bottino.

Facendo un sorrisone,
mi accorgo che è un bottone.

Ho l'aria un po' giuliva?
Vi giuro: mi serviva!

i bisanti


Trentatré trentini facevano il 730, tutti e trentatré tergiversando. Difatti, pagare le tasse non piace a nessuno. Non vi dico ai tassi, che sono animali tutti d’un pezzo. I bisonti, invece, sono animali in due pezzi: un onte e un altro onte, per un totale di un bisonte tutto intero.
Una volta, un onte che passava nei pressi di un armadio, fu confuso con un’anta, e insieme a un’altra anta si produsse una bisanta, che era una santa che pregava doppio: una volta per tutto il mondo e, intanto, senza neanche accorgersene, anche per se stessa.
Un tale obiettò che allora tutti i santi sono bisanti; un altro che forse lo stesso vale anche per le persone qualsiasi, quando vogliono bene davvero a qualcuno. E avevano ragione entrambi. 

mercoledì 23 maggio 2012

c'è salto e salto


Luca e i suoi amici, provarono a saltare, ma ci provarono invano. Fuori dal vano, invece, non ci provarono.
Il vano, in effetti, era sì comodo per scambiarci due chiacchiere, ma per saltare assolutamente non c’era posto. Le chiacchiere, in compenso, hanno divertito tanto Luca e uno per uno tutti i suoi amici,  che si sono persino dimenticati che avevano voglia di saltare. Per quella volta, quindi, saltarono tutti i salti che avevano in mente, però fecero tutti i salti che non avevano in mente, ma che scoprirono per magia: quelli della fantasia.

il Chilimangiarono


Alla falde del Chilimangiaro,
se la dorme zio Gennaro,

dorme sì ma a volte no,
e quel “no”, scherzando un po’

si è attaccato alle pendici,
manco fossero radici.

Ed il monte, diventò
il “Chilimangiaro-no”.

E perciò:

Chilimangiarono,
Non digerirono,
ma sopperirono
circa così:

saltando due salti,
spalando gli spalti,

leccandosi i baffi,
tirando due schiaffi,

ridendo per niente,
lavandosi un dente,

che, nato “canino”,
divenne un gattino.

E quel piccolino
farà da cuscino

per lo zio Gennaro
che dorme su un faro.

un faro o, se no,
sarà un faro-no

che so che piantarono
sul Chilimangiarono. 

martedì 22 maggio 2012

quale e tale


Un giorno un tale, ma non so quale,
incontra un tale che è tale e quale.
“Ma quale tale?” grida Pasquale.
“Pasquale quale?” grida Natale.
“Pasquale, il tale che è tale e quale al tale che è tale e quale a Pasquale!”
Pasquale?
Pasquello!
Natale?
Naquale?
Ineguale?
Ineguello!
Indisposto?
Va bene sposta.

Ma in quale posto? Mica so dove!
Dentro il mio cuore, che fuori piove! 


ridotto a dirotto


Piove a dirotto
se dico "otto",

se dico "nove"
piove a dirnove.

"Dirdieci" dissi,
ma non lo scrissi;

scrissi "dirsei"
e lo disse lei.

Lei disse "otto"
ma il mio biscotto

ora è un bistrè,
tu dimmi perché!

Un paperotto,
che era lì sotto,

chiese a qualcuno
se paperuno

passasse di lì:
gli dissi di sì!

Però qualcotto,
saltò di botto,

e disse di no
e altro non so!

domenica 20 maggio 2012

levarsi di dove?


Allora, cosa fai lì?
Scusa scusa, mi levo di torno.
Ma se torno, come faccio a levarmi?
Allora mi levo di vado?
E dove vai?
Intorno.
Meglio se invai.
Non vorrei essere invadente, sai anche per le carie, c’è tanto di quel tartaro nell’aria...

E il tartaro, che non solo non amava la guerra, ma non voleva cariare nessuno, sì levò di torno.
Ma se torna, come va a levarsi?
Allora si lava di torno: meglio un tartaro lavato che una carie in carriera.
La sua carriera, tra l’altro, è stata stroncata, ma ha fatto in tempo a prendere la corriera successiva. Un successo, difatti.
Che è ancora meglio che un successo di parole. 

venerdì 18 maggio 2012

un po' di mitologia


Dove sorge un sorso d’acqua
qualcun altro ci si sciacqua,
ma se l’altro non è uno
e "non altro" è un bel nessuno,

che ne sai che non sia Ulisse,
che da vecchio saggio disse:
“Va che io mica son io,
sono il nonno dello zio,

son lo zio di uno che c’è
quando dico che son tre,
se son tre non sono io
i citrulli fan pio pio,

le galline le saccenti
e si son cariati i denti.
Forse sono un orso bruno,
ma tu chiamami Nessuno”.


(questa è la vera frase pronunciata da Ulisse a Polifemo. Chi riesce, si immagini la faccia del ciclope; chi non ci riesce, guardi la propria allo specchio)

Rispose Polifemo:
“non sono mica scemo,
ti picchio con un remo,
con quel ciuffo da emo!”

(le mode ritornano, a volte)

E Ulisse, che era saggio,
con un grande coraggio,
ma un poco vanitoso,
si fece un po’ nervoso,

trovando affatto buffo
curarsi del suo ciuffo,
purché gli stesse bene,
di fronte alle sirene. 

l'arte non è parte


Un artefatto fatto ad arte
e un antefatto fatto ad ante,
si sfidarono a carte
nella luce assordante.

Si vedeva assai poco,
si sentiva ancor meno,
non vi dico che gioco!
Ma in un battibaleno,

arrivò un elefante
che firmò l’artefatto,
poi socchiuse le ante
e ci appese su il gatto. 

i misteri della fattoria


ANTEFATTO

Il signor “e così via”
e il “pronti partenza via”
corsero in batteria
nella vecchia fattoria.

Lo zio Tobia gli chiese,
due volte per un mese,
di far la maionese
e metterla a maggese.




FINALE A

Ma era passato maggio,
aprile ancor di più
la misero a giugnese
e non ci pensaron più.



FINALE B

“Non si può mica fare,
non è rotondo il mare,
non vuole zia Maria,
non farlo e così via...”

Diceva il primo amico.
Ma io, dall’ombelico,
sbirciavo invece l’altro
che fu un poco più scaltro

e disse: “oh zio del cuore,
ti colga il buonumore!
Se farlo è una follia,
pronti, partenza, VIA!”

giovedì 17 maggio 2012

il consolato


Una volta, in cima a una bella montagna, sorse un consolato. Tutte le persone sconsolate ci andavano per essere consolate. Per alcune accadeva davvero, mentre altre, non si sa bene per quale criterio, venivano prese a consolate.
Il mestiere del console può essere infatti tutt’altro che semplice e spesso vengono suggeriti dei caschetti da minatore, anche se giuro che ho visto anche dei minatori con la frangia che stavano benissimo.
Ma i consoli non amano le frange, né amiche né nemiche. Per questa ragione, i minatori le cui pettinature vengono meno emulate, vengono omaggiati di premi di consolazione, se premi i quali esce un console che ti stringe la mano con calore. 

un paio di accordi


Aerosol la si do,
oppalà si do re,
quasi quasi do re,
Quasimodo re mi.

Remì fa sol la sì,
la si fa un po' così,
sì, la sol-fa mi fa
sbadigliare do la!

mercoledì 16 maggio 2012

la cura di maciste


Il forte Maciste
aveva una ciste

dietro un orecchio
ma con lo specchio

parevano due
e tutte e due sue.

Metà ne curò,
metà invece no.

Proprio così!
e infatti guarì

soltanto l’orecchio
ridendo parecchio.

Povero specchio,
che tempi bui!

E invece dopo
guarì anche lui! 

martedì 15 maggio 2012

la credenza


C’era un signore nato in Provenza,
che saltellava su una credenza,

quella credenza, quanta pazienza,
ci saltellava pure zia Enza.

E ve lo dico ma in confidenza,
non ne potevan più fare senza.

Ma la credenza, con grande urgenza,
dal mal di testa scappò a Faenza. 

lunedì 14 maggio 2012

una bimba colorata


C'è qui una bimba, bella e più bella, 
cade nel rosso e diventa Rossella, 

cade nel bianco e diventa Bianchina
e quando ha fame la trovi in cucina. 

È scivolata nell’aiuola
ed ecco che è diventata Viola,

anche se ha fretta comunque ti aspetta
ma è piccolina, si chiama Violetta!



il lancio del discolo


Una volta un signore di Parma con veramente poca pazienza, si specializzò nel lancio del discolo.
Il povero discolo, una volta lanciato, atterrava a volte sul tetto e a volte sul prato, fortunatamente senza farsi mai male. L’operazione, tuttavia, destò un tantino di preoccupazione nel cuore della mamma, che insistette perché il suo figlioletto prendesse lezioni di atterraggio.
Non fu semplice, perché l’istruttore insisteva per insegnargli anche a levarsi in volo.
“Quello non mi serve”, sorrideva il bambinetto “volo già da me perché faccio dispetti con fiocchi e fiocchetti in tutte le campagne parmigiane!”
L’istruttore non capiva, ma alla fine gli insegnò lo stesso ad atterrare.
E una volta, molti anni dopo, quel piccolo discolo che oramai era diventato un signore grande e serio, salvò la sua famiglia e tutto l’equipaggio di un biplano durante un pericoloso atterraggio di fortuna. 

domenica 13 maggio 2012

l'angolo giro


Un giorno, un angolo giro, andò a fare un giro e finì in un angolo. Lì conobbe una pietra angolare, con cui fece subito amicizia. Conobbe anche gli amici di sua zia e le zie dei suoi amici, così che le amicizie proliferarono. Tra queste spiccavano altre due importanti pietre, per un totale di tre pietre angolari o di una sola triangolare. Erano (o era) così importanti che il ministero delle importazioni gli diede una spilla al valore. Il valore era un euro e 50, ma per voi possiamo fare cifra tonda.

Se non siede soddisfatti (o non avete spiccioli), vi rivelerò che l'angolo giro e la cifra tonda inaugurarono insieme un bel girotondo, al quale potete unirvi quando volete!

il muro di taleggio


Lo zola che gorgonza, si chiama gorgonzola,
e Pino il muratore, ce l'ha sulla cazzuola. 

Va infatti costruendo, in quel di Bernareggio, 
un muro di mattoni che è fatto di taleggio. 

Rispetto al gorgonzola, è un po' più delicato, 
ne ha assaggiato un pezzetto, ne è rimasto stregato. 

Ma il muro ha un certo odore, lo devo confessare
e può dare fastidio, andarci ad abitare. 

Così che per la cena, pur se non era brutto, 
ha preso il suo bel muro e l'ha mangiato tutto. 

sabato 12 maggio 2012

filastrocca del perché no (e famiglia)


Filastrocca del perché no,
se lo sai tu io non lo so,
se lo so io va bene lo stesso,
se lo sa il cielo sarà un successo.

Filastrocca del perché sì,
dopo ogni notte spunta un bel dì,
e se a vederlo è proprio perfetto,
se sento sonno mi metto a letto.

filastrocca dell’un po’ e un po’
fila la barca sul fiume Po,
ma fila dove io non lo so,
fila la lana e la cucirò.

Filastrocca aggiunta per caso
Se soffi un poco ti entra dal naso,
ma se entra nebbia, o noia o dolore
soffiate forte e tornerà il sole. 

un giro di giri


Mentre fissavo il mio mignolino
Vedo passare lontano un girino,

ma mentre arriva, intanto che aspetto,
mi sa che mi faccio un altro giretto.

Incontro Dante, un bonaccione,
appena tornato dal terzo girone;

è insieme a un bimbo, davvero bello,
saluta tutti dal suo girello!

il tic


Mi è venuto un tic
ma cercavo un tac,
ho mangiato un Tuc
e bussato: toc.

Sento un bel tic tac,
ho indossato un frac,
se cado mi ammacc
ma ti bacio: smack!

venerdì 11 maggio 2012

amici dorati


Sono fiacco, sono stracco,
non mi rompo ma mi spacco,

non mi spacco ma mi rompo,
non ti trovo ma ti incontro.

Se ti incontro fa piacere,
ma ti giuro, nel forziere

non ti metto, pur se amico
e dal naso all’ombelico,

ti saluto e ti strapazzo
senza l’ombra di imbarazzo.

giovedì 10 maggio 2012

la verde palla


C’era una palla,
dentro era gialla,

fuori era verde.
Ma chi la perde,

se la ritrova,
la trova nuova:

gialla di fuori,
verde di dentro,

e chi la tira
fa sempre centro.

le spalle in gamba


Delle spalle molto in gamba,
adoravano la samba,

ma la samba, cosa stramba,
non piaceva ad una gamba,

e se l’altra la adorava,
e da sola la ballava,

quella stava ferma a galla,
saltellando gambe in spalla.

mercoledì 9 maggio 2012

il bufalo


C’era una volta un bufalo. Passeggiando su un prato stracolmo d’erba, incontrò un tale che sosteneva questo:
tutte le margherite del mondo hanno in programma di smettere di profumare l’aria, per protesta contro quegli innamorati che strappano loro tutti i petali soltanto per capire se la loro bella li ami davvero.
Ma le margherite non sono così permalose e, fortunatamente, si trattava di una bufala. I due si innamorarono di colpo e scapparono insieme sulla luna.


la cura


Mi hanno messo talmente in sesto che sono arrivato anche in settimo, in ottavo e in quattordicesimo, ma poi i numeri mancanti mi hanno ricontattato, alcuni per un caffè, altri solo con una telefonata, con altri siamo d’accordo di trovarci e chissà poi se ci riusciremo. Ma nel frattempo sono arrivato in ventunesimo e anche in ventisettesimo, perché sentire tanti amici mi ha reso felice.

il pioppo


Un giorno un pioppo venne appioppato ad un piede rimasto appiedato. Un pollo appollaiato sul pioppo si inebetì guardando un abete dove abitava un abito, abituato ad abbattere i pioppi per appiopparli ai piedi appiedati, ma anche alle anche, che pendolavano vicino alle pendici di un picco pendente. Un podista che possedeva entrambi i piedi a cui i pioppi erano stati appioppati, si appassionò alla vicenda, ma piantò i piedi perché le piante rimanessero ben piantate, senza mai farsi abbattere. In prima battuta si batté duramente, ma alla fine convinse tutti con il suo brillante sorriso. 

lunedì 7 maggio 2012

il ducato di Manduria



Nel ducato di Manduria,
ci si siede su un’anguria.

Ci si bagna un po’ il sedere,
ma se invece vuoi le pere,

ci si siede sopra quelle
e si guardano le stelle.

Osservarle è una goduria
nel ducato di Manduria. 



sabato 5 maggio 2012

menù a tempo


Quando si mangia da zio Rosario,
per ogni piatto c’è un certo orario:

un quarto alle otto: si mangia il risotto.
Tre e diciassette: le sottilette.
Due e trentatré: patate e purè.
Diciotto e trenta: si serve polenta.
Diciotto e trentuno: magro e digiuno.

E per lo spuntino di mezzanotte,
accorreranno tutti a frotte.

le renne parapire (entrambe)


La renna Parapiro
e la renna Piripero,
si prendevano in giro
sotto l’ombra di un pero.

Ma quel "pero" era un "però"
E però non so che cosa.
Se che cosa non lo so,
non sarà però qualcosa.

Forse forse quel "però",
che ci ha fatto preoccupare,
in principio era un "non so"
e così non so che fare.  

Ma peroro ancora un po’
-    mi confondo per davvero -
quella causa del però,
che non era altro che un pero.

Alle renne parapire,
quel che basta, quel che resta,
offro tutto il mio gioire
ma anche un po’ di mal di testa. 

la renna Parapiro


La renna Parapiro
andava sempre in giro,
ma quasi mai tornava:
partiva e poi restava.

Restando, spesse volte
le trecce aveva sciolte
(poiché ne aveva molte,
le sciolse molte volte).

Un giorno, sopra un prato
(su cui era restato)
conobbe un avvocato,
davvero ricercato.

Ricercato nel vestire,
nel parlare, nel dormire,
ricercato dai clienti,
disarmati e sorridenti,

e anche un po’ dalla polizia,
che non l’ha mica portato via,
perché gli è sembrato troppo sincero
di fronte alla renna Piripero.




Ma chi è la renna Piripero?? Bisognerebbe andare all’anagrafe delle renne.
Che si trattasse di una renna che non partiva, ma rimaneva direttamente sul prato? Forse la cugina di campagna della renna Parapiro? O la renna Parapiro stessa, acconciata per il carnevale che si festeggiava sul prato?

la primaversa


Venne di colpo la PRIMAVERSA,
sembrava dritta invece era inversa,
per sicurezza la misi in versi,
la raccontavo ma poi mi persi.

Mi ritrovai in un boschetto di suoni,
vi appresi molte informazioni,
su una stagione davvero breve,
che prima si versa e dopo si beve.

Il verso poi fila dritto nel cuore
dei bimbi bianchi e di colore,
a cui la stagione era dedicata,
prima bevuta e dopo versata.

la casa Luca


Questa casa non è un Alberto! …è un Luca!
Una casa Luca si sveglia a volte tardi, a volte presto, si lava e si spolvera, ma mai una volta che esca di casa. Tuttalpiù dà un’occhiata in giardino e saluta il giardiniere, o alla candela e saluta il candeliere. Il candeliere ricambia il saluto: lui sì che si chiama Alberto, e la sua fiammella sempre accesa fa un bell’inchino di bentrovato.
Una volta invitai la casa Luca a prendere una boccata Daria. 
Ne nacque una grande simpatia. Da allora, le finestre di Luca sono quasi sempre aperte. Daria passa ridendo piano tra i cuscini e le tende; altre volte arriva correndo e lascia cadere i petali dei fiori sul pavimento. Luca borbotta felice, la candela saluta come sempre e non c'è mai una volta che si spenga. 

giovedì 3 maggio 2012

storie di laghi


Una donna bugiarda,
sopra il lago di Garda,

incrociò un tipo secco,
sopra il lago di Lecco,

che leggeva un gran tomo,
sopra il lago di Como.

Vide che aveva un neo
sopra il lago di Iseo

e anche un bel punto nero
sopra il lago di Pero,

dove il lago non c’è,
ma lo disse perché

si sbagliava di cuore
sopra il lago Maggiore. 

mercoledì 2 maggio 2012

le vocali con le pere


Conosco una pera
che in primavera

migra in Perù:
le piace di più.

Vi dico però
una cosa che so:

qualcuno perì
lunedì o giovedì.

Ma non erano pere,
lo dovreste sapere! 

filastrocche a tempo


Filastrocca di mezzo secondo,
percorre tutte le vie del mondo,
dura un istante, ma proprio poco,
ma porta a tutti un momento di gioco.

Filastrocca di un secondo intero,
perché solo mezzo non basta davvero.
Volevo giocare con l'altra metà,
e se vado via mi ritrovi di là.

Filastrocca di venti minuti,
erano tutti sconosciuti,
fossero stati belli piazzati,
qui dentro non ci sarebbero stati.

Filastrocca di un quarto e tre ore,
la raccontava un prestigiatore,
girava il tempo come un calzino,
e ogni vecchietto tornava bambino.

Filastrocca di sei settimane,
porta vicine le cose lontane
e se lontano ci sono le stelle
porta vicino le cose più belle.

il mezzobusto


Ho un amico talmente giusto
che gli hanno scolpito un mezzobusto:
un mezzo solo, quello di destra
come si nota dalla finestra.

E se la finestra sul muro non c’è,
venite a vederlo pure da me:
quando gli state bene di fronte,
notate bene che c’è mezza fronte,

un solo orecchio, un occhio strizzato,
ma dov’è l’altro dall’altro lato?
L’avranno forse lanciato in giardino?
(si può ben dire: un tiro mancino)

Quel che so io è che pesa un bel chilo
e fa un figurone se è di profilo,
tant’è che il mio amico, che è largo di mano,
ha detto a tutti che è un busto egiziano. 

a spasso nel cielo


Un giorno un mio amico, dalla finestra,
saltò di colpo nel cielo di destra.
Con il suo fare da equilibrista,
finì nel cielo di sinistra.

Quando gli uccelli lo presero dentro,
si riassestò verso il cielo di centro.
Aveva lasciato a casa il cappotto,
lo prese al volo dal cielo di sotto.

ma prima ancora che chiunque lo scopra,
rivola via verso il cielo di sopra.
Quando non piove resta all'asciutto
e il cielo l'ho ha proprio percorso tutto.

martedì 1 maggio 2012

i giraffi


Il giraffo Giraffaele
degustava pane e miele,

vide poi Giraffaella,
del quartiere la più bella.

Molto bella e pure snella,
l'ha invitata su una stella,

Giraffaella ha detto di sì,
sono partiti e fanno così:

per ogni cucchiaio di miele dal vaso
si danno un bacino in punta di naso.